cenni biografici
o
brevi notizie sull’autore dei sei sermoni.
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"George Storrs, di cui tracciamo il seguente profilo, è nato il 13
novembre 1796 a Lebanon, N. Y. Era il più giovane di otto figli. Suo padre, il
colonnello Constant Storrs era originario della città di Mansfield
(Connecticut) ed era un industrioso meccanico addetto alla riparazione delle
ruote dei carri durante la Rivoluzione Americana. Dopo la guerra, Constant
Storrs sposò Lucinda Howe, sorellastra del defunto Richard Salter Storrs, per
molti anni ministro a Longmeadow nel Massachusetts.
Dopo il loro matrimonio, si trasferirono nel New Hampshire – il paese era a
quel tempo selvaggio – e presero a dimorare a Lebanon, presso il fiume
Connecticut. Grazie all’operosità e al risparmio divenne ciò che noi oggi
chiameremmo un agricoltore benestante. Dalla loro unione nacquero otto figli,
sette maschi e una femmina. La madre di quei bambini era sempre vigile riguardo
alla loro educazione religiosa, mentre il padre era più occupato a provvedere
al loro benessere materiale. La madre radunava immancabilmente i suoi figli
attorno a lei, specialmente la domenica, per insegnare loro le cose riguardanti
Dio e il nostro salvatore Gesù Cristo. Non era disposta a lasciare l’educazione
religiosa dei suoi figli a un ministro, o a qualunque altra persona, che
rispetto a una madre, sarebbe stato meno interessato al loro benessere
spirituale.
Le religioni congregazionalista e calvinista, sono state praticamente le
sole praticate a Lebanon per molti anni. Pochissime persone di altre religioni
predicavano in quel luogo. La forte tendenza al fatalismo, tipica del calvinismo
predicato in quel tempo, era un argomento che la madre di quei bambini non
mancava di trattare e combattere con vigore per impedire che entrasse nella
mente della sua progenie; cercava incessantemente di inculcargli che se
avessero cercato Dio egli si sarebbe fatto trovare. Quel devoto insegnamento
non è andato perduto.
Benché, tutti i figli crescessero fino alla maturità, quattro di loro
morirono prima del padre; sei sono andati nella tomba prima della madre; e solo
due sopravvissero a lei.
Fin da bambino la mente di George era spesso profondamente interessata alle
cose di religione. Molti impazienti desideri riempivano il suo cuore in merito
al fatto che dovesse essere un cristiano. La madre gli insegnò presto a fargli
conoscere “il Padre nostro che è nei cieli” e a indirizzarlo al “nostro salvatore
Gesù Cristo”. La religione vissuta, comunque, rimase un mistero per la sua mente,
e ciò sebbene cercasse ansiosamente di comprenderla e facesse spesso delle
preghiere in privato. Una volta sentì dal pulpito che un uomo che aveva maledetto
e spergiurato sarebbe stato più probabilmente, addirittura molto più
probabilmente convertito di uno che andava nel segreto a pregare per la
salvezza da Dio. Questo insegnamento rattristò molto George, che sebbene tremasse
alla sola idea di bestemmiare, concluse che era maggiormente senza speranza di
altri ragazzi che conosceva come profani. Questa idea comunque fu combattuta
dalla vigilante istruzione della madre. Fu una fortuna per lui avere una tale
madre. Tuttavia, dall’educazione che aveva ricevuto da lei, spesso pensava e
sentiva che non sarebbe mai pervenuto a una conoscenza salvifica di Dio e del
suo Cristo. Le dolci e tenere preghiere che come melodie sgorgavano dalla madre
quando stringeva a sé George mentre lo raccomandava a Dio tramite Gesù, gli
facevano dimenticare quelle inquietudini e non lo facevano preoccupare del
falso insegnamento di semplici teologi. Quei momenti dicevano al suo cuore “non
dimenticarti di questo ricordo”.
La predicazione dei tormenti dell’inferno non ebbe mai il sopravvento sul
suo cuore sebbene quella dottrina lo riempisse di terrore verso Dio ed era più
idonea a farlo allontanare piuttosto che a farlo avvicinare a Lui. Dai quindici
ai diciassette anni d’età ci fu il periodo più sconsiderato della sua vita.
Nessuno degli orrori dell’inferno che venivano predicati ebbero la possibilità
di guadagnarlo al servizio di Dio, ma alla fine dell’ultimo periodo menzionato,
in meditazione, da solo, allontanatosi da tutte le agitazioni, fu così toccato
dalla bontà di Dio nei suoi confronti,
che decise che da quel momento in poi sarebbe andato alla ricerca del Signore
finché lo avrebbe trovato. Poteva anche non pregare per nient’altro, ma era
determinato a pregare ogni giorno Dio che gli facesse comprendere il suo bisogno
di un salvatore, che in teoria
comprendeva, ma nella pratica no.
Avendo preso la sua decisione, perseguì silenziosamente e da solo il suo proposito
finché la luce gradualmente illuminò la sua mente e fu indotto a sottomettersi
a Gesù, a giungere a Dio per mezzo di lui, e a cercare la sua misericordia. Passarono
mesi senza che alcun mortale, eccetto lui stesso, sapesse delle preoccupazioni
della sua mente. Non confidò il travaglio che stava affrontando nemmeno a sua
madre. Colse comunque l’occasione di ascoltare tutte quelle persone che
sembravano disposte a parlare di argomenti spirituali; spesso il suo cuore fu incoraggiato
da quelle conversazioni sebbene non vi partecipasse attivamente e lo facesse
all’insaputa degli altri. Questo stato di cose continuò per un anno o più.
Fu durante quel periodo che la sua unica sorella morì. Dopo la morte di
lei, l’ansia di essere in uno stato di riconciliazione con Dio crebbe. Continuò
a tenere tutte le sue preoccupazioni serbate nel cuore finché in un’occasione che
la madre era confinata a letto a causa di una febbre, si rivolse a lei con alcune
domande indirette che riguardavano Dio e Cristo, dopodiché si appartò e venne
sopraffatto da un senso di amore per Dio. Eppure vagava ancora in ricerca di
risposte, talvolta credendo e talvolta dubitando. Dopo mesi passati in quella
maniera, un giorno espresse a sua madre il desiderio di andare a sentire un
uomo che aveva sempre fatto delle prediche su Gesù in modo amabile. Sua madre
gli chiese: “George, tu pensi di essere un cristiano?” Storrs capì dallo
sguardo inquieto di quella donna che la domanda proveniva dal profondo del
cuore di una madre. Era una domanda così inaspettata che esitò a rispondere; ma
dopo un po’ le disse che era molto interessato all’argomento. Sua madre gli
rispose: “Era da molto che lo pensavo”. Questa affermazione era tanto
inaspettata quanto la domanda, perché non aveva mai sospettato che qualcun altro
pensasse di lui così seriamente.
Da quella volta, lui e sua madre ebbero frequenti conversazioni, lei pregò
spesso con lui e per lui, dimostrandosi davvero una madre in più di un senso. Storrs
non ha mai smesso di benedire Dio per quella madre.
Come risultato di un revival religioso di quel periodo, all’età di 19 anni,
lui e circa altri venti ragazzi della stessa età si unirono alla Chiesa
Congregazionalista. Tre anni dopo si sposò felicemente con una donna di analoga
fede in Cristo. Passarono due anni e la moglie fu costretta a letto da una
malattia che le procurava una tale sofferenza che nessuno poteva comprendere
eccetto coloro che erano testimoni della scena. Furono quattro anni e mezzo di
lunga malattia, sofferenza e tormento che durarono finché non sopraggiunse la
sua morte. Morì il più trionfalmente possibile, sebbene con grande dolore. Suo
marito era a fianco del suo letto e le chiuse gli occhi quando la sua resistenza
alla morte cessò.
Già prima della morte della moglie, Storrs sviluppò nella sua mente la
convinzione che Dio lo aveva chiamato a predicare il vangelo di Cristo. Egli
esercitò i suoi doni nella preghiera e in assemblee pubbliche della chiesa per
anni. Spesso fece la riflessione che dovesse in qualche modo proclamare il
Cristo più pubblicamente diventando un ministro.
Durante il periodo della malattia di sua moglie, fu indotto ad ascoltare
per la prima volta da quando aveva cominciato a interessarsi di cose di
religione, una predica di un ministro metodista. Invitò a casa sua quel
ministro insieme a un altro della medesima denominazione. Le loro visite
divennero una fonte di conforto per lui e la moglie. Da allora in poi c’è
sempre stato affetto e stima tra lui e i metodisti e al tempo della morte di
sua moglie aderì a quella chiesa, cominciando immediatamente la sua opera di
ministro del vangelo. Si unì alla Comunità Metodista Itinerante nel 1825
all’età di ventinove anni. Quello stesso anno si risposò con una figlia del
colonnello Thomas Waterman di Lebanon N.Y. Suo suocero era stato il primo
bambino nato a Lebanon e alla fine di una lunga vita era una delle persone più importanti
di quella città e altamente stimato da tutti.
Storrs viaggiò e predicò fra i metodisti fino al 1836, quando divenne un
predicatore locale pur continuando a viaggiare più estensivamente di prima. Per
tre anni spese la maggior parte del suo tempo tenendo discorsi e predicando sul
soggetto della schiavitù in un tempo che metteva alla prova le anime degli
uomini, e con quasi l’intera Chiesa Metodista Episcopale ostile ad agitazioni sull’argomento.
Quell’ostilità si manifestò specialmente da parte dei vescovi, che con ogni
mezzo possibile tentarono di impedire qualsiasi discussione sull’argomento.
Quell’opposizione convinse Storrs che la responsabilità individuale era davvero la causa di cui occuparsi, e non poteva
permettere di lasciare la sua responsabilità nelle mani dei vescovi, né ad
alcun gruppo di uomini, per quanto buoni potessero essere. Senza addentrarci
nei dettagli che condussero a tale risultato, egli si separò completamente da
quella chiesa nel 1840, dopo un’unione durata sedici anni.
A questo punto è opportuno ricordare che Storrs non è mai stato accusato di
immoralità o condotta disordinata durante tutti gli anni che è stato associato
con la chiesa congregazionalista o con quella metodista. E nel tagliare il suo
legame con loro non fu spinto dall’ostilità ma dalla profonda convinzione che
la sua responsabilità era solo verso
Dio.
Nel 1837 – tre anni prima della sua separazione dalla Chiesa Metodista
Episcopale – la sua mente fu incuriosita da una considerazione sul soggetto del
destino finale dei malvagi come esseri viventi, che contemplava una completa
estinzione dell’essere e non una infinita conservazione nel peccato e nella
sofferenza. Era un piccolo anonimo opuscolo scritto, come apprese in seguito,
da Henry Grew di Philadelphia. Lo lesse con calma durante l’ora di viaggio in
treno tra Boston e New York. Fu strano per lui accorgersi che si potesse
sostenere con argomentazioni così plausibili e scritturali una dottrina che lui
aveva sempre guardato come non degna di seria considerazione; non aveva mai
dubitato che l’uomo avesse un’anima immortale. Un treno pieno di pensieri si
mise in movimento nella sua mente, ma procedette con grande cautela
nell’esaminare l’argomento e nel parlarne con altri. Esaminò le Scritture
accuratamente e cercò ogni opportunità per avere informazioni in particolare
dai ministri. Mentre proseguiva la sua indagine, e cercava di trovare i più
forti argomenti contro quella che per lui era qualcosa di nuovo, la sua mente
fu infine condotta alla piena convinzione della sua veracità e base
scritturale. Dopo diversi anni di investigazione, conversazioni, e
corrispondenza con alcuni dei più eminenti ministri e guardando a Dio per avere
la giusta direzione, si convinse pienamente che l’uomo non ha alcuna
immortalità fin dalla sua creazione o nascita; e che “Dio distruggerà tutti i
malvagi” – li sterminerà completamente.
Mise in conto il costo prima di giungere a tale conclusione. Era in un’alta
posizione nella denominazione a cui era associato, ed era grandemente amato dai
ministri della Conferenza con cui aveva trascorso così tanti anni. Quella
Conferenza gli aveva sempre manifestato la più gratificante fiducia e stima.
Sebbene prima di questo periodo in esame avesse svolto la funzione di
“predicatore locale”, egli godeva ancora di grandissima considerazione negli
affetti di quei ministri, ed egli stesso fu sempre felice di godere della loro
associazione.
Prendere una posizione che quindi lo avrebbe staccato da loro e separato
dalla relazione che c’era stata per così tanto tempo, con la certezza che da
allora in poi sarebbe stato escluso dai loro pulpiti, se non addirittura dalla
loro considerazione, fu una prova per la sua mente che poteva essere affrontata
solo con una profonda conoscenza della verità di quell’intendimento che ora
sentiva essere chiamato a sostenere e difendere. Facendo affidamento unicamente
su Dio, scelse di seguire la sua convinzione della verità rispetto a qualsiasi
altra considerazione; prese la sua posizione in difesa della dottrina che non
vi è immortalità lontano dal Cristo, e che perciò i malvagi saranno consumati
- distrutti – cesseranno di vivere – non
saranno più – “diverranno come se non fossero mai stati”.
Scrisse tre lettere a un preminente e capace ministro della Chiesa
Metodista Episcopale, con cui era stato in intima amicizia. In risposta, egli
ammise di non saper rispondere agli argomenti di Storrs, e neanche provò a farlo.
Al contrario, dopo alcuni mesi, lo volle incontrare, ed esaminando l’argomento
insieme, suggerì a Storrs di pubblicare le tre lettere che gli aveva
indirizzato, ma con la cortesia di non far comparire il suo nome. Di conseguenza,
nella primavera del 1841, quattro anni dopo che la sua attenzione fu richiamata
sull’argomento, duemila copie delle “Tre Lettere” furono fatte pubblicare
mediante delle stamperie e distribuite. Questo non fu fatto senza prendere in
considerazione le conseguenze a cui sarebbe andato incontro.
In quel periodo risiedeva a Montpelier, Vt., e pensava che probabilmente
non sarebbe mai più stato chiamato a fare dei sermoni in alcun luogo, a meno
che non l’avesse fatto per proprio conto e vicino alla sua residenza di allora.
Contrariamente a quanto si aspettasse, qualche tempo dopo fu chiamato a
visitare Albany, N. Y., cosa che fece; e dopo avervi predicato per tre domeniche,
decise di trasferire nuovamente la sua famiglia in quel posto nell’agosto del
1841. Lì servì come ministro in una piccola congregazione, i cui componenti si
riunivano insieme sulla base del principio di “accogliersi gli uni gli altri, come
anche il Cristo li aveva accolti”. La Bibbia era l’unico credo – il carattere
cristiano l’unica professione di fede. Per otto mesi predicò in quel luogo
senza soffermarsi distintamente sulle sue nuove vedute della dottrina cristiana,
sebbene avesse detto loro francamente quali erano le sue idee e facesse
circolare fra loro le “Tre Lettere”
precedentemente pubblicate.
A quel punto capì di dover richiamare
più pienamente e distintamente l’attenzione sull’argomento, e decise di
farlo. Questo diede origine a quello che fin da allora è stato chiamato “Sei
Sermoni” e la cui storia speciale ora racconteremo.
All’inizio della primavera del 1842 decise di fare un sermone che avrebbe
incluso tutto quello che poteva essere desiderabile da presentare in relazione
a esso. La data fu fissata una settimana prima del discorso e furono
predisposti annunci pubblici sui giornali locali. Il lunedì di quella settimana
entrò nel suo studio, e lì vi spese un’intera settimana di investigazione,
meditazione e preghiera. In questo modo fu preparato il “Primo Discorso”. Non aveva mai avuto una più profonda e dolce
sensazione della presenza divina, della sua benedizione e della consapevolezza
di essere impegnato in un’opera gradevole dal punto di vista di Dio; poteva
dubitare di qualsiasi parte della sua esperienza cristiana piuttosto che di quella.
Prima che quella settimana di preparazione finisse scoprì che sarebbero
stati necessari almeno due discorsi per presentare l’argomento nella luce
appropriata. Venne il tempo di fare il primo discorso: era domenica sera, e per
la prima volta da quando svolgeva il suo ministero in quel luogo la casa era
piena.
Informò la congregazione che poiché l’argomento trattato sarebbe stato
insolito e poteva essere travisato in ciò che veniva detto, aveva deciso di
fare quello che non aveva mai fatto prima – cioè leggere fedelmente tutto
quello che doveva dire. Alla fine annunciò che avrebbe predicato un altro
sermone sullo stesso argomento la sera del successivo giorno del Signore. La
sua seconda settimana fu spesa nel suo studio alla stessa maniera che per il
primo; e così fu preparato il “Secondo
Discorso”; ma constatò che ce ne voleva un terzo; e così proseguì l’intera
faccenda finché infine preparò e predicò il “Sesto
Discorso”; e la storia della prima settimana dedicata allo studio è la
storia delle sei settimane, ognuna delle quali fu spesa alla stessa maniera
della prima. Tutto questo senza fare alcun riferimento a qualsiasi
pubblicazione. Dopo aver finito di tenere i discorsi, diverse persone che li
avevano sentiti espressero il desiderio che fossero pubblicati. Di conseguenza
Storrs impiegò diverse settimane in più per preparare una seconda bozza, per
fare una revisione, e per predisporli per la stampa, finché furono stampati a
maggio o giugno.
Questa è l’origine del suo “Sei Sermoni”, come sono ora chiamati. E non ha
mai dubitato, da quel giorno fino a oggi, che era volontà di Dio che accadesse.
I suoi oppositori quindi non si dovrebbero aspettare che egli tremi facilmente,
qualunque reazione pensassero di intraprendere, né dovrebbero pensare che gli
intenti “stiano facendo molto poco progresso”. Essi hanno fatto diecimila volte
più progresso di quanto Storrs si aspettasse durante la sua vita. Un breve racconto
di quel progresso non sarebbe irrilevante.
Poche settimane dopo la prima pubblicazione del “Sei Sermoni”, Storrs fu
visitato da un uomo che predicava le vedute del signor William Miller sul
secondo avvento. Gli concesse l’uso della “Casa della Preghiera” affinché esponesse
quelle vedute. Quando l’attenzione divenne profonda e l’argomento di notevole
importanza, se vero, fu consentito che potesse ripetere la sua serie di
discorsi nel loro luogo di adorazione. Storrs divenne parzialmente convinto della
correttezza delle idee sostenute da quel predicatore e sollecitò i servizi religiosi
dell’ormai defunto Charles Fitch, in passato un ministro congregazionalista che
aveva abbracciato le idee di Miller, affinché visitasse Albany per predicare
alle persone interessate sull’argomento. Di conseguenza in quel luogo fu
allestita una tenda per gli incontri
e in migliaia vennero per udire quel santo uomo di Dio, il signor Fitch, che
lavorò incessantemente e con grande vigore nel predicare la venuta del Signore.
Durante il ministero di Fitch in quel luogo, Storrs si convinse pienamente che
la dottrina era vera. Sotto questo effetto, lasciò il suo ministero fisso ad
Albany per viaggiare e predicare; e per i successivi tre mesi, nell’autunno del
1842, predicò a molte migliaia di persone in relazione alla venuta del Signore.
In questo modo, senza averla ricercata, la provvidenza di Dio gli diede una
certa influenza su una moltitudine di menti, sia di ministri che di laici. Egli
comunque si astenne dall’introdurre le sue vedute peculiari apertamente durante il suo ministero pubblico. Non
desiderava farlo. Ma come fu noto che egli aveva quelle vedute, veniva regolarmente
interrogato da persone indagatrici, sia ministri che semplici cristiani, a cui
egli francamente ribadiva la sua credenza che “Dio distruggerà tutti i
malvagi”. Il Sei Sermoni era richiesto e letto, e la verità sull’argomento si
diffondeva pubblicamente, mentre egli si manteneva silenzioso.
Dopo un po’ di tempo l’organo di stampa ufficiale delle vedute del signor
Miller, “The Signs of the Time”, pubblicato a Boston, Mass., si scagliò rudemente
contro un ministro che sentiva suo dovere predicare il tipo di fine che avrebbero
fatto i malvagi alla stessa maniera di come si sentiva di predicare la venuta
del Signore. Quel giornale diverse volte pubblicò commenti che criticavano quel
ministro; poiché aveva le medesime opinioni di quell’uomo, Storrs si sentì
costretto a non restare in silenzio e a intervenire per non lasciarlo solo. Di
conseguenza, nel dicembre del 1842, spinto dalla profonda convinzione che Dio
lo aveva chiamato a tale compito, fece una revisione del Sei Sermoni e pubblicò
un’edizione di cinquemila copie in formato giornale nella città di New York,
dov’era per predicare, e le fece distribuire attraverso gli Stati Uniti a sue
proprie spese. Poche settimane dopo fece un’altra revisione e pubblicò
ulteriori diecimila copie e le distribuì nella medesima maniera. Così il seme
fu sparso e germogliava in tutte le direzioni.
Nella primavera del 1843, fu invitato a Philadelphia per fare una predica
sull’avvento, e migliaia accorsero per ascoltarlo. A quel punto era ben noto a
tutti i presenti quali fossero le sue opinioni riguardo alla fine dei malvagi e
c’era un’evidente desiderio di sentire qualcosa su quell’argomento. Al
contrario, invece di predicare su quel soggetto, aveva pronto il Sei Sermoni
stereotipato in formato in-quarto stampato in duemila copie che furono
distribuite tra la congregazione a cui stava allora predicando; e ci sono pochi
dubbi sul fatto che la maggioranza di coloro che lo lesse fu o convinta della
verità o persuasa a rimuovere i pregiudizi al punto da non provare più sentimenti
di opposizione.
Nell’autunno del 1843 andò a Cincinnati, nell’Ohio, e vi trascorse diversi
mesi. Anche lì nell’Indiana, circa cinque o seimila copie dei Sermoni furono
distribuite; e sappiamo che anche in quella regione il seme mise radice.
E giusto e appropriato a questo punto precisare che il signor Miller si
oppose continuamente alle vedute di Storrs sulla questione dell’immortalità.
Le idee sostenute nel Sei Sermoni, nell’inverno del 1843-4, si radicarono
fortemente in molte menti e nel gennaio del 1844 Charles Fitch, di cui abbiamo
parlato precedentemente, scrisse una lettera a Storrs che iniziava come segue:
“Cleveland, Ohio, 25 gennaio 1844.
Caro fratello Storrs: -
per quanto a lungo abbiate combattuto da solo la battaglia del Signore sul
soggetto della condizione dei morti e del destino finale dei malvagi, vi scrivo
ora questa lettera per dirvi che infine, dopo molta meditazione e preghiera, e
con piena convinzione del dovere che abbiamo nei confronti di Dio, sono pronto a
prendere la mia posizione al vostro fianco”.
Dopodiché affermò la sua “completa conversione” alle idee in questione.
Questa lettera fu davvero gradita a Storrs. Il signor Fitch era un amabile ed
efficace predicatore e aveva un notevole ascendente sugli altri. La lettera fu
un terribile colpo agli oppositori della dottrina del Sei Sermoni che operavano
in mezzo agli avventisti. A maggio dello stesso anno Fitch scrisse ancora a
Storrs e iniziò dicendo:
“Ho ricevuto una lunga lettera dal
fratello Litch in relazione allo stato dei morti, la sorte dei malvagi, ecc.
Sarei stato molto lieto di essere in grado di accontentare lui e tutti i cari
fratelli che condividono le sue idee, perché li amo tutti, e potrei anche rallegrarmi
nel rinunciare a qualsiasi cosa, tranne che alla verità, pur di essere in grado
di armonizzare con loro le mie vedute. Ma c’è un amico che mi ha comprato col
suo sangue, e provo molto più diletto nel far piacere a lui piuttosto che a
tutto il resto del mondo. Non avevo mai predicato le mie attuali idee riguardo
allo stato dei morti e la distruzione dei malvagi, finché mi sono pienamente
convinto che non potevo più trattenerle senza recare dispiacere al mio
benedetto Signore e Maestro”.
Scrisse ancora un’altra lettera nel mese di luglio del 1844, provvedendo un
resoconto particolareggiato delle sue “prime impressioni” – “il corso della
persuasione” e la sua “conversione” a queste idee. Con questa fede Fitch visse
e operò alcuni mesi; ma le sue abbondanti fatiche lo portarono a una malattia,
e nell’ottobre del 1844 si addormentò nel Signore Gesù, con la gloriosa
speranza di essere presto svegliato dalla voce del figlio di Dio.
Grossomodo nello stesso periodo di Charles Fitch, molti altri ministri in
varie parti del paese accettarono le stesse vedute, e il loro numero è
costantemente cresciuto fino ad adesso.
Nel 1853 i Sei Sermoni furono pubblicati in Inghilterra e diffusi in varie
parti di quella nazione, e devono avere attirato un po’ di attenzione, se sono vere
le cose che hanno riferito diversi scrittori di quel luogo da ambo le parti in
questione. Circa nello stesso periodo il dott. Lees della città di Leeds
preparò il terreno in Inghilterra contro la dottrina del tormento eterno e
l’immortalità innata dell’uomo, mentre il signor Dobney, un ministro battista
inglese, pubblicò la sua eccellente opera sulla “Punizione Futura” che è stata
ripubblicata anche qua in America ed è stato uno strumento per condurre molti
alla verità. Il signor White, un ministro congregazionalista, ha pubblicato il
suo “Vita in Cristo”, prendendo le stesse posizioni del signor Dobney. Diversi
altri ministri in Inghilterra sono dalla stessa parte, e fra coloro che la
favoriscono vi sono l’arcivescovo Whately, William Glenn Moncrieff da poco
tempo diventato ministro della Chiesa Congregazionalista in Scozia, e per
ultimo ma non meno importante nell’opera, J, Panton Ham ministro congregazionalista
a Bristol, in Inghilterra. L’opera si sta chiaramente diffondendo sull’altra
sponda dell’Atlantico.
Ma ritorniamo alla nostra nazione. Queste verità si stanno diffondendo in
tutti gli Stati dell’ovest, sia ministri che laici le stanno facendo proprie, e
i peccatori sono convertiti grazie alla loro influenza, cosa che non poteva
essere raggiunta con la vecchia orribile dottrina che dice “positivamente non morirete”, “sarete tenuti in vita eternamente
e tormentati”. Nello stato del Nord
Carolina il dottor Lee e l’anziano Pritchard, entrambi ministri battisti,
stanno battagliando a favore della verità su questi argomenti. In quel luogo il
dottor Lee ha diffuso diverse centinaia di copie del Sei Sermoni.
Il dottor Pope, nello stato del Missouri, non è rimasto in ozio, ma ha
fatto circolare molte copie del Sei Sermoni e altre opere. Più recentemente un
numero di ministri in vari luoghi, ha sposato la causa della Vita e dell’Immortalità
solo per mezzo del Cristo; e il conflitto sta costantemente diventando sempre
più caldo.
Per quanto riguarda le idee contenute nel Sei Sermoni, come ora rivisto e
di molto ampliato, il signor Storrs è l’unico responsabile, e ciò in armonia
col fatto che ha sempre rifiutato di permettere ad alcun uomo o gruppi di
uomini, di prendersi responsabilità al posto suo per le sue vedute. Non è mai stata
sua intenzione, né lo è tuttora, fondare una setta; egli ha sempre rifiutato di
essere etichettato come appartenente a una chiesa di qualsiasi corpo di uomini.
Comunque non fa delle sue vedute di responsabilità individuale un modello per
le azioni degli altri; egli desidera che tutti agiscano in armonia con le loro
convinzioni di ciò che è la verità e il dovere, in quanto responsabili verso
Dio.
A questo punto potrebbe
essere appropriato dire che ha svolto la sua opera dimorando nella città di
Philadelphia fra il novembre del 1844 e l’aprile del 1852, impiegando
praticamente tutto il suo tempo in mezzo alle persone di quella città, ma senza
cercare, o permettere ad altri, di istituire un’organizzazione come fanno tutte
le altre sette. Ha creduto che l’amore è il solo vincolo d’unione e che quando questo
amore non riesce a tenere unite delle persone, è meglio che esse si separino.
Durante gli ultimi due o tre anni della sua residenza a Philadelphia è stato
chiamato più volte a visitare diversi luoghi della nazione, e così ha deciso di
trasferirsi ancora a New York, in quanto è in una posizione più ideale per
visitare altri luoghi.
Nel 1843 fece uscire a sue proprie spese il “BIBLE EXAMINER”, una rivista che
è stata pubblicata saltuariamente fino al 1847 quando divenne una rivista regolare
su base mensile, stampata in formato in-quarto. Nel 1848 il formato fu cambiato
in super-royal di sedici pagine, e la rivista continuò a uscire mensilmente
fino al 1854, quando divenne un quindicinale. Il suo obiettivo è espresso dal
motto: “Nessuna Immortalità o Vita Eterna
eccetto che per mezzo di Gesù Cristo”. Nel 1852-3 in aggiunta alla
pubblicazione del Bible Examiner, Storrs ha percorso migliaia di miglia a est e
ovest predicando a molte persone sul “Tema della Vita”. Da quando il Bible
Examiner viene pubblicato due volte al mese, l’attività di Storrs è praticamente
tutta concentrata sulla stesura della rivista mentre la predicazione è ristretta
alla sola New York e alle vicinanze. In tali condizioni, si risolse di rivedere
e ampliare il “Sei Sermoni”.
Mentre era incerto se tentare di pubblicare il libro nel formato riveduto, le lastre
del Sei Sermoni in formato in-quarto andarono distrutte in un incendio. A quel
punto decise di procedere nella maniera che aveva pensato e che ha condotto a
far pubblicare il libro nel formato e nella revisione che il lettore può ora
leggere.
Una descrizione frenologica di George Storrs del 1849 può concludere questo
resoconto dell’autore del Sei Sermoni.
In quell’articolo si scriveva di lui quanto segue:
“La costituzione fisica e mentale è buona; ha considerevole vigore e forza di carattere e d’animo, risolutezza e
perseveranza. Non si fa influenzare dagli altri, ma è disponibile a cambiare
idea; non sarà indotto dalla forza, ma può essere persuaso. È per natura
fiducioso, ma l’esperienza può avere considerevolmente corretto questa sua predisposizione
a credere, a mostrare fiducia, o a dare credito. È un uomo di larghe vedute, di
sentimenti liberali, di disposizione benevola. Il suo obiettivo è la verità, e per essa egli combatte, non
importa con quale sacrificio. Tiene innanzitutto conto del dovere, poi del vantaggio;
preferirebbe stare immediatamente da solo ma con la verità, piuttosto che
andare con la moltitudine delle persone ed essere nell’errore; eppure non è
dogmatico nel sostenere ciò che egli concepisce essere la verità, è invece
persuasivo, conciliante e argomentativo. È un amico caloroso, un buon compagno,
un eccellente consigliere.
Osserva le cose da un punto vista globale, esamina entrambi i lati di tutte
le questioni di un aspetto scritturale, e decide conformemente al peso
dell’evidenza. Mentre difende senza scendere a compromessi ciò che egli considera
essere la verità, contrariamente a ciò che è accaduto in quest’epoca e in
quelle passate, non si erge a giudice dei suoi oppositori, ma li lascia nelle
mani di Dio, a cui devono render conto, e grazie al quale essi stanno in piedi
o vengono fatti cadere”.