QUARTO SERMONE
N. B. - Questa è solo la parte iniziale del quarto sermone. La traduzione completa del SEI SERMONI è disponibile sul sito di AZZURRA 7 Editrice
“Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”.
– 1 Tess. 5:21.
Accertarsi, nel senso dato dal versetto e secondo la mia opinione,
significa dimostrare, mettere alla prova. L’apostolo era molto lontano
dall’adottare la teoria di alcuni dei nostri giorni, che sembrano pensare che
un uomo è evidentemente un eretico se ha la presunzione di esaminare per conto
proprio e con riguardo alla verità quelle teorie che altri che hanno la
reputazione di essere saggi e religiosi, hanno battezzato come autentica fede.
Essi possono aver visto la fede chiaramente oppure no, ma in ambedue i casi non
siamo esentati dall’obbligo di accertarci personalmente di ogni cosa. Se non lo
facessimo saremmo quasi degli stupidi; noi stessi in realtà ci renderemmo in
quel modo, se senza investigazione, prendessimo per verità le opinioni di
uomini imperfetti.
In realtà non dovremmo disprezzare l’aiuto durante le
nostre investigazioni; ma ogni cosa dev’essere messa alla prova
dell’infallibile parola di Dio.
Né dobbiamo permettere a noi stessi, come invece alcuni
affermano, di esercitare fede cieca in una dottrina nonostante che essa sia
contraria alla ragione. La ragione, è vero, senza un aiuto non può farci
scoprire Dio, né le cose di Dio. Per questo motivo Dio ha avuto piacere di
darci una rivelazione; e quella rivelazione va in soccorso della ragione
dell’uomo, cioè lo aiuta a comprendere.
Parlare di una credenza che è contraria alla ragione, è
la più completa follia. È possibile per un uomo credere che due più due faccia
sei? O che cose ineguali siano perfettamente uguali? Proporre queste assurdità
come credenze significa tentare di annullare tutte le prove di verità, e
lasciare un uomo a girovagare nei labirinti delle congetture. Noi a stento sapremmo
a chi mostrare pietà, se all’uomo che opera in tal modo, o a coloro che ne sono
ingannati.
Il fatto è che Dio fa appello alla ragione umana. “Venite,
ora, e mettiamo le cose a posto fra noi, dice Geova”. I discepoli conversavano
e ragionavano fra di loro. (Luca 24:15) In Atti 17:2 ci vien detto che: “Paolo
entrò da loro e per tre sabati ragionò con loro attingendo dalle Scritture” e
in Atti 18:4 leggiamo: “Ogni sabato pronunciava un discorso nella sinagoga e
persuadeva giudei e greci”. Davanti al procuratore romano Felice, Paolo
ragionò con lui finché si spaventò.
Possiamo quindi essere certi che Dio ci ha dato la capacità
di ragionare affinché ne facessimo uso, e ci vien raccomandato di essere pronti
a dare una ragione della speranza che è in noi.
Ci possono essere molte verità che la ragione da sola non
può mai scoprire; da ciò la necessità di una rivelazione; ma la rivelazione non
può contenere nulla che sia contrario alla ragione; una cosa contraria alla
ragione, lo ripeto, non sarebbe per nulla una rivelazione, ma tenebre e
oscurità essa stessa. La ragione quindi occupa un posto importante. È sua
competenza giudicare la veracità di ciò che vien dichiarato essere una
rivelazione; se quella pretesa rivelazione è palesemente contraria alla
ragione, nessun uomo potrebbe dargli credito se non uno completamente fanatico.
Ma sarebbe un confondere la verità con la falsità e si porterebbe via tutta la
capacità di distinguere fra le due cose.
Salve, sto cercando una recensione del libro "Un'Identità Distinta: Identità Organizzativa fra i Lettori della Torre di Guardia: 1870-1887" da pubblicare sul blog tdgplus.blogspot.it, può aiutarmi?
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