N. B. - Questa è solo la parte iniziale del terzo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice
TERZO SERMONE
“Voi scrutate le Scritture, perché pensate
di avere per mezzo d’esse vita eterna; e queste sono quelle che rendono
testimonianza di me. Eppure non volete venire a me per avere la vita". -
Giovanni 5:39,40.
ALCUNI
traducono questo versetto “Voi investigate le Scritture” ecc. Ha poca
importanza in che modo viene inteso, se come un comando o come qualcosa che
dovrebbe essere fatto o una dichiarazione di ciò che era già stato fatto. In
qualunque caso, ci viene mostrato l’immenso valore delle Scritture come
rivelatrici di vita eterna, e ci viene anche detto che l’obiettivo di questo
scrutare è cercare di imparare riguardo alla vita eterna. Ci viene anche
mostrato che le Scritture sono il posto dove ricercare quell’inestimabile
benedizione. Ogni uomo è costretto a far questo personalmente, senza affidarsi
unicamente agli insegnanti umani, come temo facciano molti.
I maestri
possono essere brave persone, oneste persone. Potrebbero prefiggersi di
condurre gli altri alla verità e salvarli dall’errore, eppure essi non sono che
uomini imperfetti che possono sbagliare perché non conoscono le Scritture.
(Matt. 22:29) E per di più, è possibile che possano essere cattive persone che
hanno in mente ben altri obiettivi che salvare le anime dalla morte. (Giac.
5:20) Ma se non è questo il loro caso e sono sinceri, si deve ricordare che
tutti noi abbiamo ricevuto un’istruzione fin dal primo barlume di intelletto e
che essa ha necessariamente condotto le nostre menti a una predisposizione
verso una particolare dottrina o un modo di interpretare le Scritture. Quel
modo può essere giusto o sbagliato. Qualunque esso sia, i nostri stessi
insegnanti hanno molto probabilmente le loro opinioni modellate in una certa
maniera, e ce le trasmetteranno in quel modo. Quei maestri non possono rendere
conto a Dio per noi, ogni uomo è responsabile personalmente davanti a Dio di se
stesso.
Quando
giungerà il giudizio, non ci sarà di alcun profitto giustificarci dicendo che i
nostri maestri ci avevano insegnato in quel modo, o che i corpi ecclesiastici
avevano ordinato o stabilito questa credenza o quell’articolo di fede. Saremo
respinti con una voce che rintronerà fin dentro i nostri orecchi: “ciascuno
renderà conto di se stesso a Dio” “Avevate le Scritture e il comando di
esaminarle, se avete errato in falsi insegnamenti a vostra stessa rovina lo
avete fatto pur avendo le parole di vita eterna nelle vostre mani, ma
affidandone l’interpretazione ad altri, senza quella cura per l’argomento che
era vostro dovere avere, preferendo
invece essere assorbiti nelle cose di tutti i giorni”.
Non
sarebbero tali parole atroci ai nostri orecchi quando le udremo nel giorno del
giudizio? Non dovremmo quindi renderci pienamente conto della veridicità della
Scrittura che dice: “Maledetto è l’uomo robusto che confida nell’uomo terreno”?
– Ger. 17:5.
Un insegnante potrebbe aiutarci a
comprendere le scritture, ma non gli si dovrebbe riporre fiducia al punto da
considerarlo una guida infallibile, né gli si dovrebbe mai permettere di
decidere autoritariamente per noi il vero significato della parola di Dio.
Qualsiasi tentativo in tal senso da parte di un maestro spirituale è una manifesta
usurpazione della prerogativa di Geova e
dovremmo sempre resistergli. Facciano i maestri di religione il loro
appropriato lavoro, che non è quello di signoreggiare sull’eredità di Dio, ma
di essere degli aiutanti e degli esempi per il gregge. (1 Piet. 5:3) Essi non
devono stabilire chi è eretico e chi è ortodosso, ma far capire agli uomini i
loro peccati, la loro condizione moritura e indirizzarli al Cristo, il Grande
Medico mediante il quale si può avere la vita.
Le parole del nostro Signore:
“Eppure non volete venire a me per avere la vita”, dimostrano che gli uomini sono
soggetti alla morte. L’argomento che andremo a trattare in questi discorsi è di
determinare che cos’è la morte: Se è un’esistenza eterna nel peccato e nel
tormento o la distruzione dell’essere. La mia posizione corrisponde alla
seconda, e mi son sforzato di affermare tale questione con la comune versione
della Scrittura[1];
tale versione ha le sue imperfezioni ma è affidabile quanto una qualsiasi delle
attuali versioni che sono state realizzate o che lo saranno in questi tempi di
lotta fra le moltitudini di sette esistenti. Quanto successo avrà questo mio
tentativo, altri lo giudicheranno da se stessi. Nessun uomo può credere a
qualcosa senza prove. Alcuni, è vero, non crederanno ad alcuna prova a meno che
questa non sia simile a ciò che viene creduto dalla maggioranza delle persone.
Ma dovunque essa sia, nessuno deve fare affidamento sulla popolarità di una
dottrina per stabilire dov’è la verità. Il nostro stesso Signore fu disprezzato
e rigettato dagli uomini.
Nel mio ultimo discorso ho
rivolto l’attenzione a obiezioni strettamente collegate alla Bibbia. Ciò che
per noi rimane ora da fare è di completare quella disanima, e quindi di portare
all’attenzione obiezioni provenienti da altre fonti. Infine sosterrò il mio
punto di vista con la testimonianza di un gran numero di scritture conosciute solo
in parte.
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