N. B. - Questa è solo la parte iniziale del primo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice
IL PRIMO SERMONE
"Possiamo sapere qual è questo nuovo
insegnamento di cui parli? Poiché tu
rechi alcune cose strane ai nostri
orecchi. Perciò desideriamo sapere che
significano queste cose". – Atti 17:19,20.
PAOLO,
l'apostolo, nel predicare il vangelo, arrivò ad Atene, là egli notò un altare
dedicato "ALL' IDDIO SCONOSCIUTO".
All'idolatria che vide, il suo spirito si irritò; da quel momento egli
discuteva ogni giorno con quelli che incontrava.
Si imbatté in certi filosofi - uomini saggi, senza dubbio - almeno secondo la
loro propria estimazione - e alcuni di loro dissero: Cosa vuol dire questo chiacchierone?
Altri dissero che sembrava essere un
predicatore di divinità straniere. Senza dubbio pensarono che fosse un eretico
dello stampo più oscuro. Eppure sembrarono disposti ad ascoltarlo prima di
passare a una sentenza finale su di lui.
Sotto questo
aspetto manifestarono una migliore disposizione d'animo di molti dei giorni
nostri, che sono così saggi nella loro propria stima, che nessuno può portare
un pensiero alla loro attenzione, a meno che non abbia prima ricevuto
l'approvazione di qualche dottore in teologia. Non così gli uomini di Atene;
per quanto strane fossero le cose che l'Apostolo insegnava, loro erano desiderosi
di sapere che cos'era quella nuova dottrina. Non che fosse nuova in se stessa,
ma lo era per loro.
Vari errori
esistono tra gli uomini riguardo alla verità rivelata. Questi errori dimostrano
quanto siamo imperfetti in conoscenza, per causa degli sbagli consegnatici con
l'istruzione, della riluttanza della mente a investigare, e della mancanza di
coraggio morale di discostarci dalla traccia segnata dagli uomini istruiti,
come essi sono ritenuti. E quanti, più verosimilmente, sono stati influenzati
nelle loro ricerche dalla paura di essere denunciati come eretici quando sono
arrivati a risultati diversi da coloro che sono reputati di saggezza. Ma "se qualcuno fra voi pensa di essere saggio,
divenga stolto, affinché divenga saggio" è l'espressione
dell'apostolo.
Noi onoriamo
Dio profondamente solo se abbiamo i giusti concetti della sua personalità,
delle sue norme e dei suoi propositi, e agiamo in armonia con essi. Se noi crediamo che Dio
ricompenserà o punirà gli uomini, diversamente da ciò che dice la sua parola,
lo disonoriamo, per quanta sincerità possiamo avere. La verità e l'onore di Dio
sono inseparabili e non possiamo glorificare il nostro Padre Celeste con delle
credenze errate. Inoltre, la maggior parte dei dichiarati cristiani, se
pressati sull'argomento, riescono a dare scarse ragioni di ciò che credono in
molti punti, tanta è stata l'istruzione che hanno ricevuto dagli uomini.
È un dovere
solenne studiare la bibbia e forgiare le nostre opinioni sulle cose che essa
insegna, così noi pensiamo sia necessario fare. In questo saggio, l'adozione
dei corretti principi di interpretazione è di primaria importanza.
Diversamente, il nostro appellarci alla parola di Dio potrebbe solo servire a
confermarci nell'errore.
Le più
chiare verità della bibbia sono state
avvolte nelle tenebre dall'asserzione che il linguaggio delle Scritture abbia
un significato mistico o segreto che non appare nelle parole scritte. Tale
interpretazione è una diffamazione della Bibbia. Quel Libro professa di essere
una rivelazione, e il Salvatore dice: "Se
qualcuno desidera fare la sua volontà, saprà riguardo all'insegnamento se è da
Dio". Il linguaggio della Bibbia perciò dovrebbe essere spiegato come
il linguaggio di qualsiasi altro libro, in armonia con il suo significato
chiaro e manifesto, a meno che non vi sia una manifesta intenzione di
discostarsene. Una stretta aderenza a questo principio è necessaria, se
vogliamo essere salvati dagli errori più gravi e vogliamo vedere i figli di Dio
in unità.
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