lunedì 13 maggio 2013

1876-1879 - C. T Russell il predicatore 2


Durante il periodo che va dall'autunno del 1876 alla primavera del 1879 il gruppo di studio di Russell si unì a quello più grande di Barbour e insieme svolsero un’intensa campagna di evangelizzazione. Quello che segue è uno stralcio tratto dalle pagine 94-95 del libro “Nelson Barbour: The Millennium’s Forgotten Prophet” (Nelson Barbour: Il profeta dimenticato del Millennio) scritto da Bruce W. Schulz e Rachael de Vienne.

"I principali evangelizzatori erano Russell, Barbour e Paton. Altri evangelizzatori erano Samuel H. Withington della città di Springwater e Benjamin W. Keith (Vedi “Araldo del Mattino” luglio 1878 pagina 2 articolo “Notice”, ultimo paragrafo).

Questi evangelizzatori concentrarono i loro sforzi laddove i Secondi Avventisti erano più numerosi. Russell avrebbe ricordato:
"Durante il 1877-78 ho viaggiato estensivamente attraverso gli stati di New England, New York, Pennsylvania, Ohio, Indiana, Michigan, West Virginia e Kentucky, lasciando i miei diversi negozi nelle mani di fidati collaboratori, visitandoli occasionalmente per sovrintenderli.“ (Vedi Torre di Guardia inglese 1° luglio 1906 pagina 3809 della ristampa, articolo “Truth is Stranger than Fiction") 

La risposta fu minore di quanto desiderassero. Russell successivamente ricordò:
“Quando nel 1876 e 1877 noi e altri predicammo la presenza del Signore, e mostrammo che era rivelata dalla parola di Dio, trovammo poche persone pronte a credere alla nostra predicazione e molte che ci dicevano: ‘Dov’è questa sua promessa presenza?’ L’unica risposta che potevamo dargli era che dovevano esaminare le prove Scritturali disponibili. Poco dopo ci furono evidenze esterne che sembravano sostenere le Scritture: arrivò la rivolta delle ferrovie nel 1878, il Socialismo in Germania, il Nichilismo in Russia, il Comunismo in Francia, questi movimenti cominciarono a essere più arditi, e sembrava evidente che i governi dell’intero mondo civilizzato stessero seduti sul cratere di un vulcano fumante che da un momento all’altro poteva esplodere e distruggerli” (Vedi Torre di Guardia inglese giugno 1884, pagina 1, articolo “View from the Watch Tower”) 

La lettera di un certo Elijah Beck, un associato della città di Buchanan in Michigan, sebbene focalizzata sulla predicazione di Russell e non di Barbour, ci dimostra com’erano le loro riunioni. La lettera indirizzata a Barbour è pubblicata nell’Araldo del Mattino settembre 1878, pagina 47:
“Devo riconoscere a voi e al fratello Russell la mia gratitudine per la gran luce e il conforto che avete diffuso in questo luogo di tenebre, la città di Buchanan. Ma per molti di noi le tenebre son divenute luce, e ci stiamo rallegrando di questa grande luce che è rivelata nell’ARALDO DEL MATTINO. Sono grato alla brava sorella che ci ha mandato l’opuscolo “Tre Mondi” e sei numeri dell’ARALDO DEL MATTINO. Li ho letti e riletti, fino a capire che non conoscevo tutta la Verità. Ho letto e parlato di queste cose ad amici e fratelli, ma sempre incontrando opposizione. Il fratello Russell è venuto in questo luogo e ci ha fatto una serie di discorsi con la sua carta delle età. Il primo discorso è stato su i “Tre Mondi”. È stato bello per molti di noi, ma i componenti di una certa classe, quando hanno letto la carta delle età e hanno visto i mondi e le epoche, hanno deciso di non assistere ai discorsi. Comunque, i loro posti vacanti sono stati occupati da altri la sera successiva. Egli (Russell) ha molti amici in questo luogo. Prima che Russell se ne andasse, diversi di questi hanno contribuito per l’ARALDO. Gli ho dato diversi nominativi di persone che vivono in altri Stati dell’Unione, e sono stato felice di vedere i nomi di molti d’essi comparire nell’Araldo insieme a lettere di gioia.”
 Lettera di Elijah Beck sull'Araldo del Mattino, settembre 1878, pagina 47

giovedì 9 maggio 2013

1951 - Il papiro Fouad Inv. 266 e due anonimi missionari della Watchtower


Alle pagine 1564-5 della Bibbia con note in calce e riferimenti edita dalla Watchtower (identificata con la sigla Rbi8) viene riportato quanto segue:

"Negli scorsi decenni sono stati rinvenuti molti frammenti di antiche versioni greche delle Scritture Ebraiche nei quali è stato trovato il nome divino, scritto di solito in lettere ebraiche. Questo indica che il nome divino fu usato nelle versioni greche fin dopo l’inizio del IX secolo E.V. Presentiamo di seguito dieci manoscritti che contengono il nome divino, insieme con informazioni pertinenti.
(1) LXXP. Fouad Inv. 266 rende il nome divino col Tetragramma scritto in caratteri ebraici quadrati () nei seguenti luoghi: De 18:5, 5, 7, 15, 16; 19:8, 14; 20:4, 13, 18; 21:1, 8; 23:5; 24:4, 9; 25:15, 16;
De 26:2, 7, 8, 14; 27:2, 3, 7, 10, 15; 28:1, 1, 7, 8, 9, 13, 61, 62, 64, 65; 29:4, 10, 20, 29; 30:9, 20; 31:3, 26, 27, 29; 32:3, 6, 19. Perciò in questa collezione il Tetragramma ricorre 49 volte in luoghi identificati di Deuteronomio. Inoltre, in questa collezione il Tetragramma ricorre tre volte in frammenti non identificati, cioè nei frammenti 116, 117 e 123. Questo papiro, trovato in Egitto, fu datato al I secolo a.E.V.
Nel 1944 fu pubblicato un frammento di questo papiro da W. G. Waddell in JTS, vol. 45, pp. 158-161. Nel 1948, al Cairo, in Egitto, due missionari della Scuola di Galaad della Watch Tower Bible and Tract Society ottennero fotografie di 18 frammenti di questo papiro e il permesso di pubblicarle. In seguito, 12 di questi frammenti furono pubblicati nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, 1950, ed. inglese, pp. 13, 14. Sulla base delle fotografie di questa pubblicazione, furono fatti i tre studi che seguono: (1) A. Vaccari, “Papiro Fuad, Inv. 266. Analisi critica dei Frammenti pubblicati in: ‘New World Translation of the Christian Greek Scriptures’ [Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane]. Brooklyn (N. Y.) 1950 p. 13s.”, pubblicato in Studia Patristica, vol. I, parte I, a cura di Kurt Aland e F. L. Cross, Berlino, 1957, pp. 339-342; (2) W. Baars, “Papiro Fouad Inv. N. 266”, pubblicato nel Nederlands Theologisch Tijdschrift, vol. XIII, Wageningen, 1959, pp. 442-446; (3) George Howard, “The Oldest Greek Text of Deuteronomy”, pubblicato nell’Hebrew Union College Annual, vol. XLII, Cincinnati, 1971, pp. 125-131.
Commentando questo papiro, Paul Kahle scrisse in Studia Evangelica, a cura di Kurt Aland, F. L. Cross, Jean Danielou, Harald Riesenfeld e W. C. van Unnik, Berlino, 1959, p. 614: “Altre parti dello stesso papiro sono state riprodotte da una fotografia del papiro appartenente alla Watch Tower Bible and Tract Society e che compare nell’introduzione di una traduzione inglese del Nuovo Testamento, Brooklyn, New York, 1950. Una caratteristica del papiro è il fatto che il nome di Dio è reso col Tetragramma in lettere ebraiche quadrate. Un esame dei frammenti del papiro pubblicati, intrapreso su mia richiesta da padre Vaccari, lo ha portato alla conclusione che il papiro, che dovette essere scritto circa 400 anni prima del Codice B, contiene forse il più perfetto testo di Deuteronomio dei Settanta che ci sia pervenuto”.
Un totale di 117 frammenti di LXXP. Fouad Inv. 266 furono pubblicati in Études de Papyrologie, vol. 9, Il Cairo, 1971, pp. 81-150, 227, 228. Un’edizione fotografica di tutti i frammenti di questo papiro fu pubblicata da Zaki Aly e Ludwig Koenen col titolo Three Rolls of the Early Septuagint: Genesis and Deuteronomy, nella serie “Papyrologische Texte und Abhandlungen”, vol. 27, Bonn, 1980".

Chi erano i due anonimi missionari della Watchtower?
Nell'annuario inglese del 1948 alla pagina 128 è scritto che l'anno precedente, poco dopo l'apertura della filiale egiziana in data 1 luglio 1947, arrivarono due missionari appena diplomati dalla scuola di Galaad.
Questi due missionari erano Donald Rendell e Sylvester William Copson (abbreviati Don Rendell e Bill Copson) che appena diplomati alla Scuola di Galaad nel mese di febbraio 1947 furono assegnati alla filiale egiziana qualche tempo dopo il 1° luglio 1947, (vedi Torre di Guardia 01/03/2002 pagina 22). Bill Copson rimase in Egitto per sette anni, per cui lui era sicuramente uno dei due che ottenne il permesso di pubblicare le foto del Fouad 266. Don Rendell andò via dall'Egitto già l'anno successivo (cioè verso la fine del 1948) ma molto probabilmente fece in tempo anche lui a fotografare il manoscritto.

Per approfondimenti: 
- Torre di Guardia 01/03/2002 pp. 20-25
- Annuario 1948 (inglese), pagina 128
- Svegliatevi 08/04/1947 (inglese), pagina 27

Cerchiati in rosso da sinistra a destra Bill Copson e Don Rendell nella foto ricordo dell'ottava classe missionaria di Galaad della Watchtower di febbraio 1947 
Donald (Don) Rendell  (il 4° da sinistra) nel 1946 sulla terrazza delle Betel di Brooklyn con altri missionari dell'ottava classe di Galaad

Don Rendell nel 2001

mercoledì 8 maggio 2013

1877 - C. T. Russell il predicatore




Nella primavera del 1877 Charles T. Russell e Nelson H. Barbour fecero un giro di conferenze in alcune città degli Stati Uniti sul tema: 
“Il tempo di angustia – Daniele 12:1; il ritorno dei Giudei; l’alba del millennio; e i tre mondi”. 

Nell’immagine potete vedere una copia della locandina originale datata 4 marzo 1877, con evidenziati i nomi di Barbour e Russell. 


Il giornale avventista “Advent Christian Times” del 18 luglio 1877 pagine 89-90 metteva in guardia i propri fedeli dal parteciparvi.


“Un certo N. H. Barbour e i suoi confratelli, J. H. Paton e C. T. Russell, stanno attraversando il paese andando ovunque possano trovare degli Avventisti, predicando che Gesù è già venuto invisibilmente, e presto sarà rivelato, essi mettono nei loro discorsi un mucchio di spazzatura della “Age-to-Come” con il solo scopo di corrompere i loro ascoltatori. Essi non sono appoggiati dagli Avventisti, né da quelli della “Age-to-Come”, né da qualsiasi altra organizzazione, ma avendo del denaro e alcuni a loro associati probabilmente continueranno a girare ancora per un po’. Sono già stati nell’Indiana e nell’Ohio e ora lavorano a ovest del paese. Riteniamo attendibile l’informazione che uno di loro si è vantato alcuni giorni fa nella città di Union Mills nell’Indiana, che avrebbero scompaginato ogni chiesa avventista del paese. Noi ci auguriamo che ciò non accada. Il loro unico scopo è il proselitismo. Il Signore non li ha mai inviati per questa missione. Non date loro alcuna accoglienza, non state nelle loro vicinanze, e non appoggiateli” 

"Advent Christian Times",  18 luglio 1877 pagine 89-90





martedì 7 maggio 2013

1879 - Cantico n° 4 "Un piccolo gregge"




La Watchtower pubblicò il suo primo Libretto dei Cantici dal titolo “CANTICI DELLA SPOSA” (Songs of the Bride) nel 1879 e fu usato fino al 1908. Il cantico numero 4 di questo Libretto si intitola “Un Piccolo Gregge”


UN PICCOLO GREGGE (testo)

UN PICCOLO gregge! Così ti chiama
Colui che ti comprò con il Suo sangue;
Un piccolo gregge – rinnegato dagli uomini,
Ma riconosciuto e amato da Dio.

UN PICCOLO gregge! Così ti chiama;
Chiesa del Primogenito, ascolta!
Non vergognarti del nome che porti
Non è un nome da temere.

Non molti ricchi o nobili furono chiamati,
Non molti grandi o saggi;
Coloro che Dio ha fatto suoi re e sacerdoti,
sono poveri agli occhi umani.

Ma il Capo Pastore infine arriva,
I fragili giorni di lei sono passati;
Coronata con gloria e con la forza dello scettro
Lei regna per sempre.

lunedì 6 maggio 2013

1891 - I Russell visitano l'Italia

Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892 - Vol. XIII - pp. 1376-77 della ristampa (inglese)


"Le principali città visitate in Italia sono state Brindisi, Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Venezia e Milano. Sbarcati a Brindisi dal nostro viaggio attraverso il Mediterraneo da Alessandria d’Egitto, eravamo in compagnia di un patriarca cattolico romano e di un sacerdote suo subalterno provenienti da Gerusalemme. Quando i nostri bagagli dovettero essere controllati, e il patriarca era il primo, abbiamo avuto l’opportunità di vedere come il funzionario italiano mostra riverenza al sacerdozio. Uno potrebbe pensare che in Italia la riverenza per il clero spinga i funzionari a trattenersi  dall’ordinario controllo a cui altri viaggiatori sono soggetti, ma al contrario, con maniere burbere e irriverenti i funzionari incaricati rovesciarono scrupolosamente tutto quello che c’era nel baule e nelle valige del vecchio uomo, scoprendo infine parecchie bottiglie di vino e tabacco. Queste cose furono confiscate, e il dignitario brontolando raccolse il resto degli effetti e poté proseguire. Ma in qualche modo il suo basso cappello a larghe tese, la lunga veste, insieme al suo tabacco, eccetera, lo fecero sembrare piuttosto indegno del ruolo di sacerdote che rivestiva. Il controllo del nostro bagaglio fu molto delicato in confronto. Ci furono fatte delle domande e gli ufficiali si assicurarono che non avevamo beni soggetti a dazio con noi. La nostra guida ci spiegò che gli ufficiali considerano la parola degli stranieri protestanti più fidata di quella dei loro compatrioti cattolici, specialmente se sono preti. Infatti, ci spiegò anticipatamente che i nostri bagagli probabilmente non sarebbero stati controllati per niente se non fossimo stati in compagnia del patriarca, e che con la perquisizione del suo baule intendevano provare che egli non aveva dichiarato correttamente il suo contenuto.

La stessa attitudine nei confronti del papato è stata manifestata anche a Roma. La nostra guida nella città, un italiano ben informato  e rappresentativo di una larga classe, ha mostrato una forte ed esplicita opposizione verso tali “assurdità e sciocchezze” per usare le sue stesse parole. Né egli era soddisfatto dell’attuale governo, perché ci ha detto. “È molto meglio del governo della chiesa, ma quello che vogliamo è una repubblica, come quella degli Stati Uniti d’America, o della Francia”. E come egli ci indicava i costosi adornamenti di S. Pietro e del Vaticano, continuamente rimarcava: “Tutto questo dispendio è ciò che impoverisce il popolo italiano, questa non è religione, questo è tutto fatto per l’orgoglio e per il potere”. In una delle pubbliche piazze ci ha indicato la statua di Giordano Bruno, un filosofo indipendente del sedicesimo secolo che fu arrestato e giustiziato dall’inquisizione papale. La statua è stata eretta di recente e viene considerata più come un memoriale della libertà italiana affrancata dalla schiavitù papale che come un ricordo degli insegnamenti del Bruno. È una denuncia permanente di parte del popolo contro i metodi e le dottrine papali, e una sicura indicazione del forte sentimento anti-papale della popolazione. L’Italia è troppo ben informata dei metodi e dell’oppressione papale per averne qualche simpatia o nostalgia. C’è un crescente spirito di indipendenza in Italia, che né il potere civile né quello ecclesiastico saranno in grado di affrontare, quando da qui a poco, la gente inizierà a rendersi conto del suo potere, e determinerà di battersi per la libertà. 

Roma è un luogo di un meraviglioso presente e di grande interesse storico. Le rovine di un passato ormai lontano giacciono tutte intorno, e gli indizi di un irrequieto presente e di un futuro conflitto sono manifesti. I ruderi del suo antico Colosseo, la gloria e la vergogna dell’antica Roma, sono uno straordinario simbolo del suo inglorioso presente  posti dinnanzi al mondo. Gli entusiasti pellegrini dell’ottavo secolo emisero una notevole profezia quando pieni di ammirazione dichiararono : “Quanto a lungo durerà il Colosseo, tanto durerà Roma, quando il Colosseo cadrà, cadrà Roma, e con essa il mondo intero.” Di questa colossale struttura resta in piedi abbastanza per recare testimonianza della crudele barbarie del periodo che corrisponde alla massima gloria dell’impero romano. È una struttura circolare di solida muratura, al cui interno ci sono successive tribune con una capacità a sedere che in origine era di molte migliaia, al centro vi è una ampia arena dove i sanguinari combattimenti di uomini con feroci selvatici animali rallegravano gli occhi dei signori e delle signore romane. A volte le vittime erano dei volontari di fra i propri cittadini, e quando cadevano nella lotta, come di solito accadeva, i loro splendidi funerali nei templi, erano occasione di ulteriori feste per il popolo. A volte erano prigionieri di guerra, talvolta criminali, molti erano martiri cristiani. Con i sentimenti turbati abbiamo camminato tra le tribune e poi giù nell’arena, abbiamo visitato le celle sotterranee dove i criminali erano rinchiusi finché il fatale giorno del loro sanguinario combattimento avrebbe provveduto divertimento e spettacolo alla crudele moltitudine, siamo scesi giù dove venivano rinchiusi in grandi gabbie animali selvatici e affamati. Con un senso di paura e disgusto siamo usciti fuori, e abbiamo ringraziato Dio per la rovina e la desolazione del luogo. Il Colosseo è ora molto in rovina e decadente e i suoi malsicuri ruderi ben rappresentano la decadenza attuale della gloria di Roma. Pio IX, quand'era in vita, fece fare dei lavori di restauro per preservare e puntellare i muri fatiscenti del vecchio Colosseo, rimandandoci alla mente come egli e i suoi successori hanno provato a puntellare il cadente edificio della similmente fatiscente e decadente chiesa di Roma. Ma sia il simbolo che la realtà sono condannati alla completa distruzione e immancabilmente cadranno insieme nell'ultimo grande conflitto, quando tutte le potenze del mondo cadranno, e il nuovo mondo o epoca sarà introdotto. La vecchia massima “Quando cadrà Roma, cadrà il mondo intero”, non sembra così lontana dall'essere vera quando uno capisce che “i nuovi cieli e la nuova terra” fanno riferimento al nuovo ordine di cose sotto il Regno di mille anni di Cristo.

Roma è piena di monumenti di umana follia, e certo non sono da meno in mezzo a loro la cattedrale di S. Pietro e il Vaticano che è la residenza del Papa. Il primo dei due  è certamente il più stupendo edificio del mondo, come anche è sicuramente stato il più costoso.  I suoi pavimenti di marmo, le colonne, le statue, i bassorilievi, come pure i suoi quadri, sono manifestazioni della capacità dell’arte dei passati diciotto secoli, e non v’è da sorprendersi perché l’intero mondo civilizzato era soggetto a tributo al tempo della loro edificazione e anche dopo. Certamente, in nessun luogo abbiamo trovato una superiore manifestazione di arti e capacità. Comunque, i volti dei papi e altri lì raffigurati avevano quelle caratteristiche insincere e gesuitiche espressioni  facciali così ripulsive ai cuori sinceri e onesti. 

Quando ci siamo accorti che una delle principali entrate di S. Pietro era chiusa ci siamo premurati di verificarne il motivo: ebbene è da lungo tempo costume dei Papi imitare l’anno di giubileo di Israele in modo inappropriato (Come sia poco simile all’originale, i nostri lettori regolari lo capiranno immediatamente,  altri possono leggere L’Alba Milleniale, volume II, cap. VI). Inizialmente ogni cinquanta anni, e più recentemente ogni venticinque,  è tradizione del papa rappresentare quella porta come se conducesse al Purgatorio e accostandosi a essa batte con un martello d’argento, ripetendo determinate parole in latino. I cardinali d’altro canto rispondono attaccando la porta murata e a spintoni la aprono mentre marciano con il Papa attraverso l’entrata. Il Papa allora annuncia che una moltitudine di anime è stata liberata dal Purgatorio e dopo essere salito al balcone stende le sue mani e benedice il popolo italiano. Questa porta non è stata aperta di recente e la gente non ha ricevuto la benedizione del Papa (l’ultimo Giubileo è passato senza l’usuale solenne cerimonia perché il Papa affermava che era stato privato dei suoi diritti dal governo che la gente sosteneva, e perciò non poteva benedirli). Il popolo italiano comunque sta superando alcune delle sue superstizioni e sta comprendendo che le benedizioni del papa nel passato avevano aumentato l’ignoranza, la povertà e l’oppressione e che ora sono molto più prosperi senza le sue benedizioni. Una di queste persone sorridendo ci ha riferito queste cose.

Mentre in Italia c’è povertà, e un enorme debito che grava sul popolo, noi nondimeno abbiamo trovato molto meno povertà di quanto ci aspettassimo, nessuna miseria ci ha dato l’impressione di meritare di essere raccontata. Le persone sembrano stare bene, hanno case dall’aspetto accogliente,  sono confortevolmente vestite, e sembrano parsimoniose. Né sono le impronte del cattolicesimo, così distinguibili nei volti degli italiani come in quelli di altre parti del mondo (in America per esempio) probabilmente perché il popolo ha meno riverenza per il dignitario ecclesiastico, essendone stato a stretto contatto e da esso aver molto sofferto.

La sepolta e ora parzialmente esumata città di Pompei, vicino a Napoli, in Italia, è una meravigliosa testimonianza del passato. Abbiamo camminato attraverso le sue strette vie pavimentate con pietre, così strette che due carrozze non potrebbero passare contemporaneamente, i marciapiedi sono larghi 90 cm, qualche volta 120 cm. A brevi intervalli c’erano fontane pubbliche di pietra per dissetarsi, levigate dalle mani di tutti quelli che si erano fermati a bere. Ci sono macellerie con dei ripiani per il taglio della carne, ecc. e panifici con grandi forni per il pane, molto simili a quelli dei nostri giorni, le loro madie ecc. e addirittura qualche loro pane è stato trovato, proprio come era stato lasciato nei forni quando la città fu seppellita dalla cenere vulcanica del Vesuvio. Abbiamo camminato nelle residenze private, generalmente quadrate con un cortile aperto al centro, abbiamo osservato le sbiadite pitture affrescate sui muri, l’opera di un occasionale scultore, il “benvenuto” scolpito sul pavimento all’entrata, e una piccola fontana al centro del cortile.

Abbiamo visto diversi tipi di mobili ricuperati dalle rovine, i telai dei loro letti, sedie, stufe, recipienti da cucina, servizi da tavola, gioielli, ferri chirurgici e dentali, gli ultimi molto simili a quelli dei nostri giorni. siamo entrati nei loro antichi templi, teatri, corti di giustizia, ecc., e visto alcuni dei corpi pietrificati  degli antichi abitanti in varie posizioni, proprio come si trovavano quando vennero sorpresi dalla calamità di quel giorno fatale. Oltre diciotto secoli sono passati da quel tempo, ma a Pompei c’è la loro testimonianza chiaramente scritta come se fossero morti ieri.

Mentre meditiamo su queste bizzarre scene, la domanda di Ezechiele ci viene con forza alla mente: “Possono queste ossa secche tornare a vivere?” e quindi la profezia rispondere che, al tempo opportuno Dio riporterà in vita queste ossa secche (come pure quelle di tutto il resto del mondo tipificato dall’intera casa d’Israele) per farle ascoltare la parola del Signore e per vivere, e per fargli conoscere che lui è il Signore. Ezechiele capitolo 37". 

- tradotto dalla Torre di Guardia di Sion del 01/03/1892, pp. 1376-7 della ristampa - (inglese)