giovedì 5 marzo 2015

Barbour e Russell - 4 marzo 1877

Domenica 4 marzo 1877

Nella primavera del 1877 Charles T. Russell e Nelson H. Barbour fecero un giro di conferenze in alcune città degli Stati Uniti sul tema: “Il tempo di angustia – Daniele 12:1; il ritorno dei Giudei; l’alba del millennio; e i tre mondi”.
Nell’immagine allegata potete vedere una copia della locandina originale datata 4 marzo 1877, con evidenziati i nomi di Barbour e Russell.

Notate come un giornale avventista dell’epoca metteva in guardia i propri fedeli dal parteciparvi:
Il giornale è l’ “Advent Christian Times” del 18 luglio 1877 pagine 89-90 (le frasi fra parentesi sono mie):

“Un certo N. H. Barbour (in realtà Barbour era ben conosciuto, con questa espressione il giornale esprime avversione e disprezzo), e i suoi confratelli, J. H. Paton e C. T. Russell, stanno attraversando il paese andando ovunque possano trovare degli Avventisti, predicando che Gesù è già venuto invisibilmente, e presto sarà rivelato, essi mettono nei loro discorsi un mucchio di spazzatura della “Age-to-Come” con il solo scopo di corrompere i loro ascoltatori. (Notate che la “Age to Come” – Epoca Futura, esisteva come movimento distinto e disprezzato dagli Avventisti). Essi non sono appoggiati dagli Avventisti, né da quelli della “Age-to-Come”, né da qualsiasi altra organizzazione, ma avendo del denaro e alcuni a loro associati probabilmente continueranno a girare ancora per un po’. Sono già stati nell’Indiana e nell’Ohio e ora lavorano a ovest del paese. Riteniamo attendibile l’informazione che uno di loro si è vantato alcuni giorni fa nella città di Union Mills nell’Indiana, che avrebbero scompaginato ogni chiesa avventista del paese. Noi ci auguriamo che ciò non accada. Il loro unico scopo è il proselitismo. Il Signore non li ha mai inviati per questa missione. Non date loro alcuna accoglienza, non state nelle loro vicinanze, e non appoggiateli”

L'unica seria, dettagliata e approfondita biografia su Nelson Barbour si trova nel libro: "Nelson Barbour: The Millennium's Forgotten Prophet" di Bruce W. Schulz e Rachael de Vienne - copyright 2007 e 2009 Fluttering Wing Press 2009

sabato 28 febbraio 2015

Nelson Barbour espulso dalla Chiesa Cristiana Avventista prima del suo incontro con Russell

”Herald of the Morning” giugno 1875 pagina 14, l’articolo “New York State Conference” scritto da Nelson H. Barbour, mette in evidenza che nel periodo 1875-1879 Barbour era al di fuori del movimento avventista, essendone stato espulso per le sue idee considerate eretiche.

Nelle due frasi più piccole evidenziate in giallo Barbour parla di un attacco non cristiano da parte della “Advent Christian Church” (Chiesa Cristiana Avventista), verso di lui e i suoi associati.

Nella frase più grande evidenziata in giallo riferendosi alla decisione presa dalla chiesa, Barbour dice:
“Essi hanno innanzitutto scritto una risoluzione con la quale disassociano (“scomunicano” è la parola corretta) tutti coloro che condividono le idee del dott. N. H. Barbour e che il Dott. Barbour non ha alcuna autorizzazione (o licenza) da parte della loro chiesa ...”.

Fonte: libro "Nelson Barbour: The Millennium's Forgotten Prophet" di Bruce W. Schulz e Rachael de Vienne copyright 2007 e 2009 Fluttering Wing Press 2009

Forse non tutti sanno che....

Forse non tutti sanno che: 

Nelson Barbour, per le sue posizioni considerate eretiche dagli altri avventisti, fu formalmente disassociato nel marzo 1875 dalla Advent Christan Church (vedi il libro Nelson Barbour: The Millennium’s Forgotten Prophet pg.79; Vedi anche Herald of the Morning giugno 1875 pg.14 l’articolo New York State Conference che potete liberamente scaricare dal web). 


I motivi di quella disassociazione furono essenzialmente tre: 

1) L’insistenza di Barbour nel voler calcolare la data del ritorno di Cristo (Il corpo           principale dell’avventismo aveva abbandonato da poco ogni tentativo in tal                 senso, ed era contrario a nuove formulazioni); 
2) L’idea di Barbour che il ritorno fosse preceduto da una parousia invisibile; 
3) L’aver organizzato in concomitanza di una assemblea ufficiale avventista, una             contro-assemblea a sole dodici miglia di distanza e negli stessi giorni. 

Nel marzo 1875 non fu disassociato solo Barbour, ma anche tutti quelli che erano in relazione di idee con lui. Negli anni successivi sulle varie pubblicazioni degli avventisti, furono sferrati ripetuti duri attacchi nei suoi confronti (la cosa era ricambiata: Barbour nei suoi articoli sugli avventisti fu sarcastico e pungente). 


Quando nel tardo 1875 Russell ricevette una copia dell’Herald of the Morning, egli stesso raccontò successivamente che dalla copertina l’aveva identificata come avventista, ma che rimase sorpreso quando ne lesse il contenuto, perché ciò che lesse era contrario a ciò che insegnavano le varie chiese avventiste. (vedi libro Proclamatori pag. 46, paragrafo due). 


L’ acrimoniosità era tale che quando Russell e Barbour furono visti fra i presenti al raduno avventista della Advent Christan Association tenuto ad Alton Bay Camp nel 1877, fu chiamata la polizia che con la forza allontanò i due e gli altri a loro associati. 


In conclusione, Barbour e il suo gruppo nel 1875 erano stati disassociati, scomunicati dal corpo principale avventista. Le loro idee, in quel periodo, non avevano niente a che vedere con l’avventismo. Perciò quando Russell incontrò e si unì a Barbour tra il 1876 e il 1879, ciò non significò unirsi a un gruppo avventista. 


Non c’è una sola dottrina di Russell, di quelli a lui associati inizialmente, e dei discendenti gruppi religiosi riscontrabile nell’avventismo. La stessa dottrina della “immortalità condizionata”, può essere fatta risalire ai contatti avuti da Russell con George Storrs (vedi libro Proclamatori p. 127, le prime cinque righe) 

giovedì 17 luglio 2014

1877 - L’OBIETTIVO E LA MANIERA DEL RITORNO DEL NOSTRO SIGNORE - 2

. . . Continuazione del post precedente

Alla morte di Gesù avviene un altro cambiamento. La Legge finisce. Dio pose fine alla Legge, “inchiodandola sulla croce” e introducendo una nuova dispensazione, il vangelo della grazia sotto la legge dello Spirito. Questo non è ristretto a una sola nazione, come accadeva per la legge, ma accessibile a tutti, per essere “predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza” prima che quest’età finisca (Matt. 24:14). Ma sebbene possiamo esserne inconsapevoli mentre la presentiamo a tutte le persone, Dio ha guidato e diretto il suo corso. Sotto tale direzione, noi dell’Europa e dell’America, siamo stati maggiormente favoriti degli abitanti di altre parti della terra. Perché la luce di verità e salvezza, partì dal nostro Signore e dai suoi apostoli in Palestina, viaggiando a nord e occidente attraverso l’Europa e l’America, piuttosto che a sud e oriente attraverso l’Africa e l’Asia? È accaduto così per caso? Oh no! Il nostro Padre è al comando; non guida Egli la sua verità?
Vero, ora la Bibbia è stampata nelle lingue di ogni nazione. Ora è stata “predicata in tutto il mondo” (non a tutti i singoli individui), e possiamo anche dire che è stato compiuto durante il secolo presente. Eppure oggi, quattro persone su cinque degli abitanti della terra non sanno che Gesù morì per loro. Ecco qui un senso in cui Dio sta anche oggi eleggendo. Ha eletto di mandare il vangelo a voi e a me e ai nostri padri. Ma, potrebbe dire qualcuno, Dio non opera per mezzo dell’opera di altri? Si, Egli ha voluto che il suo popolo si mettesse all’opera anche con quel denaro e capacità che così liberamente ci ha donato, in modo che possiamo, per mezzo di missioni che Egli benedirà, avere il privilegio di essere suoi collaboratori.
A gran parte di questo noi possiamo profondamente assentire. Crediamo che per mezzo di noi Dio stia operando: che si compiace del nostro zelo messo al suo servizio. Ma noi non possiamo per un solo momento supporre che il benessere eterno di quattro quinti della famiglia umana dipenda unicamente dallo zelo e liberalità dell’altro quinto. No! No!! Il Dio d’amore non sperimenta a spese dell’eterna felicità della gran parte delle sue creature.
Vediamo quindi, che in un certo senso Dio ha finora eletto la chiesa. Ma perché? Egli deve avere un proposito e un obiettivo nel fare così. Dio ha un piano, e senza dubbio è più grande e nobile di qualsiasi altro mai concepito dal cuore dell’uomo. Cosa dicono le Scritture?
Dicono che il piano di Dio è dichiarato in una frase nella promessa fatta ad Abraamo: “In te e nel tuo seme tutte le famiglie della terra saranno benedette”. Paolo, in un ispirato commento su questa promessa, afferma: “Non dice ai semi come se si trattasse di molti; ma come parlando di uno solo, al tuo seme, ch’è Cristo” (Gal. 3:16). È a Gesù Cristo singolarmente che si riferisce come al seme? No: riferendosi alla promessa fatta originariamente ad Abraamo l’apostolo continua al versetto 29 dicendo: “Se [voi la chiesa] siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abramo; eredi, secondo la promessa”. Comprendiamo quindi che quando Dio parlava ad Abraamo ci aveva incluso nel suo piano. Non si parla solo di Cristo Gesù, che è il capo di  questo seme, ma anche di coloro che sono di Cristo – il piccolo gregge – descritti come membra del corpo. Questo unico seme sarà completo solo quando l’ultimo membro di quel corpo sarà reso perfetto. Questo pensiero è espresso in tutte le epistole in cui Cristo è descritto come il capo del corpo, che è la chiesa (Col. 1:18; Ef. 4:12; 5:25-32; 1 Cor. 12:12,27; Rom. 12:5; ecc.) L’illustrazione è sviluppata ulteriormente. Noi, che siamo suoi discepoli, veniamo descritti nell’atto di completare quello che mancava alle sofferenze del Cristo (Col. 1:24; 2 Cor. 1:5; 2 Tim. 2:10). E abbiamo la promessa “che se soffriamo con lui, regneremo anche con lui”.
La promessa, secondo cui noi siamo eredi, ci dice che quando questo seme sarà completato, tutte le nazioni saranno benedette in esso. La promessa fatta al tempo dell’Eden che il seme della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente, annientato il male e il peccato, è un’altra di cui noi siamo eredi associati. Ma Gesù non schiacciò Satana quando morì? No; la morte di Cristo e la conseguente persecuzione della chiesa significarono “lo schiacciamento del calcagno”. Paolo disse: “Satana sarà presto schiacciato sotto i piedi della chiesa,” – chiesa composta sia dalla testa che dal corpo (Rom. 16:20). Ancora lo stesso pensiero è espresso con l’illustrazione de
la Sposa e lo sposo
La chiesa è rappresentata come una casta Vergine promessa in sposa a Cristo ( 2 Cor. 11:2). In quanto tali siamo ora promessi in sposi, e abbiamo ricevuto il suggello di quella promessa – i primi frutti dello Spirito. Non sposati, non sposa già, ma spettando e desiderando ardentemente l’unione con lo sposo. Quando egli andò via disse: “Tornerò e v’accoglierò presso di me”. Lo espresse nella parabola delle “Dieci Vergini”. Quando “lo Sposo venne, quelle che erano pronte entrarono con lui in matrimonio”. Là e allora inizieremo la piena realizzazione delle “cose che Dio ha riservato per coloro che lo amano”.
Tutti, supponiamo, sono d’accordo con noi, quando diciamo, che non ha importanza quanta immensa gioia abbiamo prima della risurrezione, perché certamente aspetteremo fino ad allora per afferrarne la piena misura: Tutta la chiesa o il corpo sarà completato prima che le finali ricompense siano date. Perciò, quando rammenta gli antichi degni, l’Apostolo dice: “non ottennero quello ch’era stato promesso . . .  ond’essi non giungessero alla perfezione senza di noi” (Eb. 11:39, 40). E di se stesso, quando stava per morire, disse: “Io ho combattuto il buon combattimento . . . mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione” (2 Tim. 4:8). Vero, noi ora abbiamo e gioiamo di molte benedizioni in Cristo. Ora noi abbiamo la pace che il mondo non può mai dare né portare via. Ma tutto questo non è che un assaggio; il valore della gloria va oltre. Noi ora, in un certo senso, abbiamo iniziato il nostro ufficio, come re e sacerdoti, vincendo su noi stessi e sulla concupiscenza della carne, e “offrendo sacrifici spirituali a Dio”; ma è solo nello stesso senso che di noi viene anche detto che siamo risorti con Cristo, e sediamo con Lui in luoghi celesti. Grazie alla fede nelle sue promesse noi anticipiamo la gloria e il resto che deve ancora adempiersi; e sebbene ridotti alle strette da sofferenze e guai della vita, abbiamo una pace che il mondo non conosce.
Quando il Signore promette, dicendo: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono”, e “A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni”, intende dire proprio così? Deve egli “sedere sul trono della sua gloria?” Eserciterà il suo gran potere e regnerà sulle nazioni? Certo. La sua parola non può fallire; ci sarà un regno reale sulle nazioni governato da noi (la chiesa) e da Gesù. Dio diede “Cristo per essere il capo del corpo”, e “Colui che ci ha dato liberamente Cristo, non ci darà liberamente insieme a lui anche tutte le cose?” Si, in verità, fratelli, non abbiamo ancora conseguito “la nostra alta  chiamata che è di Dio in Cristo Gesù”. Noi siamo chiamati ‘la figliolanza di Dio’, e non solo per appartenere a lui, ma per essere anche eredi associati a Gesù Cristo nostro Signore. Questa è la piccola compagnia che Dio previde in Eden, mediante la quale fra breve egli schiaccerà Satana e “benedirà tutte le famiglie della terra”. È questa compagnia di cui parla dicendo “Dio ha visitato i Gentili per prendere fra loro un popolo per il suo nome”. Noi siamo la Vergine, che presto riceverà il nome del nostro Signore, “un nuovo nome scritto che nessun uomo conosce tranne colui che lo riceve”.
È per loro che Gesù pregò: “Non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai dato” e “non solo per questi, ma anche per tutti quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola” “affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me ed io sono unito a te, anche loro siano uniti a noi” (Giov. 17). Questa unione e unità il Signore non l’aspettava per il tempo presente. Egli ci dice che è venuto per portare la divisione. Conseguentemente non è deluso né impedito nei suoi piani. Nella parabola del grano e delle zizzanie, ci dice che il nemico avrebbe seminato le zizzanie in mezzo al grano, e questi due sembrano così uguali che non possono essere separarli. “Lasciateli crescere insieme fino alla mietitura – la mietitura è la fine del mondo” [aion, cioè età] allora li separerà per mezzo degli angeli.
Inoltre, poiché Gesù dice: “Il Padre mi ascolta sempre”, potremmo sapere che in un certo tempo tutti noi saremo uno in lui. Quando? Alla risurrezione, quando saremo uniti al nostro capo, divenendo un “unico seme”, al matrimonio quando saremo uniti allo Sposo e diventeremo uno. Ma sebbene questa preghiera fosse principalmente per la chiesa, Gesù amava anche il mondo intero. Si, egli morì per il mondo, e coloro che lo abitano hanno un posto in questa preghiera. Ma notate dove. Egli prega prima per la chiesa, affinché coloro che la compongono possano essere uno in Lui; quindi l’oggetto dell’unione è “che il mondo possa credere”. Ma la credenza del mondo e la preghiera affinché ciò avvenga, avvengono dopo il matrimonio della casta Vergine. Per questo matrimonio “noi, che abbiamo le primizie dello spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo”;  questo unico corpo di cui ognuno di noi è membro.
     Quando noi (la chiesa del vangelo) saremo redenti, il piano di Dio sarà stato completato? No. Sarà solo l’inizio. C’è un piano più grande e nobile. Non solo noi gemiamo per il compimento del matrimonio, ma abbiamo visto dalla preghiera del nostro Signore che il mondo ha un posto in esso, e Paolo positivamente afferma che: “tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio”. Cosa stanno aspettando? Certamente non quello che aspettiamo noi. Non si aspettano di far parte del corpo. No: “la creazione con brama intensa aspetta la manifestazione dei figliuoli di Dio” (Rom. 8:19). Non del Figlio di Dio, ma dei figli. “Diletti, ora siamo figli di Dio”.
Quale interesse ha il mondo nella nostra manifestazione o risplendore? Semplicemente questo: Che finché non saremo manifestati, sebbene siamo già “la luce del mondo”, e il mondo è benedetto da questa luce, come è scritto “così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”, tanto più il mondo sarà benedetto quando “risplenderemo come il sole nel regno”, quando saremo separati dal mondo e dalle zizzanie durante la mietitura (Matteo 13:43). Se ora siamo una benedizione per il mondo come portatori di luce, per quanto povera e debole spesso sia questa luce, perché dovremmo sorprenderci se la speranza del mondo è che la chiesa risplenda pienamente? Paolo ci dice il motivo per cui le persone del mondo aspettano e gemono per la nostra manifestazione: “La creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio”. Questo significa che quando la chiesa sarà stata liberata dalla condizione attuale di schiavitù alla corruzione (soggetta alla morte), allora il mondo in gran parte avrà una medesima opportunità, perché l’obiettivo è che “il mondo possa credere” affinché possano “entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio”. Saranno figli, ma non coeredi. Questa sarà la sola distinzione tra loro e noi che siamo la chiesa del vangelo.
Dio ama tutte le sue creature, non perché noi amiamo lui, ma per pura benevolenza. “Dio amò così tanto il mondo” mentre noi eravamo ancora peccatori. Ma Egli è un Dio di ordine. Ha un piano e lo sta realizzando. Durante i passati seimila anni di storia ha predisposto preparando i mezzi mediante cui benedire il mondo. Il tempo sembra lungo a noi mortali, ma non così a lui che è dall’eternità all’eternità.
Questo “piccolo gregge” che riceve il Regno è composto da primizie delle creature di Dio ( Giac. 1:18; Riv. 14:4). Se ci sono le primizie, ci deve essere anche un raccolto più grande, altrimenti il linguaggio è privo di senso. Efesini 2:7 dichiara qual è l’obiettivo della nostra salvezza: “per mostrare nelle età a venire l’immensa ricchezza della sua grazia”. . .


Forse continua 

venerdì 11 luglio 2014

1877 - L’OBIETTIVO E LA MANIERA DEL RITORNO DEL NOSTRO SIGNORE


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di C. T. RUSSELL
PITTSBURGH, PA.
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“Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati . . . . dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all’improvviso come un laccio”. – Luca 21:34

ROCHESTER, N. Y. UFFICIO DELL’ARALDO DEL MATTINO 1877

IL RITORNO DEL NOSTRO SIGNORE CAPITOLO 1

L’OBIETTIVO DEL SECONDO AVVENTO

Che il nostro Signore si proponesse che noi come suoi discepoli capissimo, che per qualche scopo, in qualche maniera, e in qualche tempo, egli sarebbe ritornato, è, presumiamo, ammesso e creduto da tutti coloro che hanno familiarità con le Scritture. Ma l’obiettivo di questa sua venuta è visto da così tante differenti posizioni, e contemplato in così tanti colori, quanti sono i binocoli; e con ogni osservatore che onestamente e sinceramente desidera vedere e capire l’argomento in modo corretto. Non proveremo in queste poche pagine a dire tutto quello che può essere detto sull’argomento, ma semplicemente offriremo una descrizione di ciò che noi intendiamo saranno gli eventi e l’ordine in cui accadranno; e daremo, per quanto lo spazio ci consentirà, l’evidenza scritturale a sostegno. Nel far ciò, ci sforzeremo di esercitare cortesia cristiana quando ci riferiremo alle vedute di fratelli che differiscono dalle nostre.
Lo scrittore crede che per avere una giusta comprensione di questo argomento, è necessario avere qualche chiaro concetto del piano di Dio per la salvezza del mondo del genere umano. Se riusciremo a farlo, incontestabilmente avremo informazioni molto preziose nella considerazione del nostro argomento; poiché in quel piano, non solo il primo ma anche il secondo avvento riveste un compito importante. Ecco allora che sorge una domanda vitale, e cioè:
DIO HA UN PIANO?
Oppure, in un momento di ozio, diede forma a questo mondo e portò all’esistenza noi, sue creature, semplicemente per esercitare il suo potere creativo; completamente incurante e disinteressato di ciò che avrebbe comportato per noi quell’esistenza? Molti che amano il Signore parlano dal profondo del loro cuore di lui e delle sue opere come se fosse proprio questo il caso. Pensano alla caduta di Adamo, a causa di cui “il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo [o come risultato] del peccato v’è entrata la morte”, come a un’emergenza completamente inaspettata e inattesa dal Creatore.
Ciò naturalmente considera la salvezza provveduta tramite il nostro Signore Gesù Cristo come un pensiero successivo. Dio, essendo stato frustrato da un agente della sua stessa creazione, - il Diavolo,- ora deve riparare al danno provvedendo un mezzo tramite cui alcune di queste creature possano essere salvate. Essi considerano la lotta passata e presente tra il bene e il male, come una corsa tra Dio e il Diavolo, in cui, alla lunga, il Diavolo ha avuto finora maggiore successo. Loro comunque sperano e confidano, che prima che finiscano tutte le cose, il numero dei salvati sarà maggiore di quelli persi: e così Dio, anche senza alcun piano, vien fuori come un conquistatore.
Ma, amici cristiani, Colui che ha voluto rimproverare un uomo per aver costruito una torre senza prima calcolare il costo, edificherà e popolerà un mondo senza conteggiare il costo? No, davvero; Dio ha, e ha sempre avuto, un piano – un proposito; e il suo proposito si realizzerà. Egli “opera tutte le cose secondo il consiglio della propria volontà”.
Non solo questo è vero, ma Egli ha rivelato il suo piano negli “Scritti sacri, i quali possono renderti savio” e ci ha dato il suo spirito santo per illuminare  la nostra comprensione “affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio” (1 Cor. 2:12). Queste cose, né il mondo né i cristiani con una mente carnale sono in grado di vedere (v. 14); sono rivelate dallo spirito in risposta a una diligente ricerca. “Figliuol mio, se ricevi le mie parole e serbi con cura i miei comandamenti, prestando orecchio alla sapienza e inclinando il cuore all’intelligenza; sì, se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla come un tesoro, Allora intenderai il timor dell’Eterno, e troverai la conoscenza di Dio”. Quando lo spirito sarà venuto, vi guiderà in tutta la verità.
Lo spirito fa questo, come abbiamo visto, per mezzo della Parola, la lampada. Ma la parola di Dio, la Bibbia, è una rivelazione non intesa semplicemente per un decennio o per un secolo; ma per le circostanze del suo popolo, in ogni tempo e in tutte le epoche. Ci è continuamente rivelata qualche nuova, fresca bellezza, di cui solo qualche attimo prima neanche ci sognavamo. Ciò accade a causa del continuo svelamento della verità, quando diventa “cibo a suo tempo” per la “famiglia della fede”; con un’altra illustrazione la stessa parola è comparata a una “lampada ai nostri piedi”; perché “il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno perfetto”. Risplendeva in una certa misura ai giorni di Enoch, e da allora ha continuato a crescere: non che la luce di ieri sia ora tenebre; ma, c’è molta più luce oggi, con la quale possiamo meglio apprezzare quella di ieri.
Abbiamo, come chiesa, tutta la luce ora? Certamente no; né l’avremo fino al giorno perfetto. Mentre ricordiamo, allora, che

“Dio si muove in un modo misterioso
Per adempiere le sue meraviglie”

dovremmo essere pronti e prestare attenzione al più immediato barlume del prossimo svelamento della sua rivelazione di sé stesso e del suo piano: ricordando che:

“I suoi propositi maturano rapidi
Schiudendosi ogni ora”
Vedremo ora che possiamo trovare il piano di Dio rivelato nella sua parola e che mediante quella stessa parola possiamo farci un’opinione dell’obiettivo del ritorno del nostro Signore.
Deponiamo un fondamento quindi, e chiediamoci se il piano è rivelato a tal punto che possiamo pienamente comprenderlo, e vedere la relazione che esiste fra i modi di agire di Dio nel passato e nel presente, oppure no: Noi crediamo che: Primo; Dio ha un proposito, o un piano. Secondo; che quel piano è basato sull’amore, poiché “Dio è amore”. – 1 Giov. 4:8.
Non vogliamo mettere da parte la giustizia di Dio; piuttosto vogliamo capire se il suo piano si accorda con la sua personalità – basata sull’Amore – perché Dio “non può rinnegare se stesso”.
La chiesa cristiana è pressappoco equamente divisa sulla questione dell’Elezione contro la Libera Grazia, o Calvinismo contro Arminianesimo; un piccolo numero, in proporzione, crede all’Universalismo o nella finale salvezza eterna di tutto il genere umano. Indubbiamente tutti coloro che sono familiari con le Scritture sanno che ognuna di queste posizioni è sostenuta da molte scritture; eppure, possono essere tutte vere? Non ci dovrebbe essere qualche collegamento che le armonizzi e le concili?  Certamente questo è il caso, poiché la Parola di Dio non è si e no. Prendiamo separatamente in esame le prime due, Calvinismo e Arminianesimo; la terza, l’Universalismo, è così recisamente contraddetta da molte dirette scritture, che la lasceremo da parte. E quello che abbiamo da proporre sulle prime due non è con l’intenzione di scagliarci contro alcuno dei “tralci della vera vite”; ma espressa con vigore, per richiamare speciale attenzione agli aspetti più sconvenienti di quelle dottrine, che i loro più valenti avvocati, concederanno, sono punti deboli.
Il Calvinismo di fatto dice: Dio è pienamente sapiente; Egli sapeva la fine già dall’inizio; Egli aveva un piano che consisteva nel salvare alcuni, non per alcun merito in loro, ma per sua sovrana scelta, così Egli elesse questi alla vita eterna, tutti gli altri alla morte eterna. Egli poteva agevolmente salvare tutti gli uomini, ma non ha voluto: Può farlo, ma non desidera che salvare solo alcuni.
L’Arminianesimo di fatto dice: Dio ama tutte le sue creature; la sua tenera misericordia è sopra tutte le sue opere. Egli fa quanto il più possibile per salvarli tutti, ma non ci riesce: solo alcuni, il “piccolo gregge”, riescono a salvarsi. Il peccato ha colto Dio di sorpresa, entrò nel mondo fin dal principio, e ha guadagnato un tale vantaggio che solo con l’aiuto dei suoi figli, Dio può infine uscirne vittorioso, anche che ci volessero epoche.
Come prima suggerito, tutte queste teorie, sebbene apparentemente agli antipodi, hanno alcune basi scritturali, e noi crediamo, quando appropriatamente combinate, essere in armonia l’una con l’altra.
Esamineremo ora la Bibbia: prima in un quadro scuro, poi in uno più luminoso. Troviamo che sebbene sia stata data poca luce riguardo alla salvezza dell’uomo e alla sua futura felicità al primo svelamento del piano, anche quel poco non fu dato al mondo in generale – alle masse – ma a pochi patriarchi, fra cui Enoch, Noè, Abraamo, Isacco, e Giacobbe. Questi erano quelli scelti – gli eletti – non solo in mezzo al mondo, ma anche in mezzo alle loro stesse famiglie, come è scritto: “Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù” [amato di meno]. Solo Isacco di fra tutti i figli di Abraamo era il figlio della promessa. Di Abraamo è scritto: “Te solo ho scelto di tutta la casa di tuo padre”.

Alla morte di Giacobbe, il principio dell’elezione cambia, ma il fatto rimane. Tutti i figli di Giacobbe sono d’ora in poi riconosciuti come rappresentanti di Dio, cioè la sua chiesa o popolo. In quel momento, sul suo letto di morte, il vecchio patriarca benedice ognuno dei suoi figli e dà a Giuda lo scettro – simbolo di nazionalità – dicendo: “Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Shiloh”. Questo si adempì alla lettera. Quella tribù rappresentò l’intera nazione fin quando venne Cristo. A questa nazione Dio diede la Legge, con cui veniva simboleggiato il Vangelo. Quest’ombra della luce, la Legge, non fu data ad alcun altra nazione o popolo; era esclusivamente per Israele, poiché leggiamo: “Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra”. Definiamo perciò questo periodo l’età degli Ebrei o età della Legge.

CONTINUA ......

martedì 6 maggio 2014

"Un'Identità Distinta" - indice dei capitoli del volume uno

- Saggio Introduttivo di B. W. Schulz

- Il Mio Turno: di R. M. de Vienne

- CAPITOLO UNO: Lo Sviluppo di una Voce Religiosa (circa 1840-1869)
In questo capitolo si parla dell'arrivo delle famiglie Russell e Birney in America qualche anno dopo il 1840, ci sono brevi biografie di tutti i suoi familiari, le attività commerciali dei Russell e dei Birney (la famiglia della madre di Charles), il contesto sociale, storico e religioso di quegli anni negli Usa, dettagli dell'infanzia di C. T. Russell, le superstizioni religiose del tempo, il desiderio giovanile di divenire un missionario, le scuole che frequentò e la sua istruzione, la sua affiliazione religiosa con una Chiesa Congregazionalista, l'esposizione al pensiero millenarista in età adolescenziale, la sua predicazione con la YMCA (Associazione Giovanile Maschile Cristiana), la sua crisi di fede, il suo studio di religioni non cristiane, la sua immersione negli affari commerciali, e infine il suo risveglio religioso

- CAPITOLO DUE: Fra i Secondi Avventisti, Millenaristi, e Credenti della Age-to-Come: 1869-1874
Vengono chiarite le differenze fra le dottrine avventista, millenarista e Age-to-Come, ci sono le biografie di persone che C. T. Russell conobbe personalmente, vien detto qual era il loro pensiero religioso e in che modo influenzarono la formazione teologica di C. T. Russell tra il 1869 e il 1874 cioè: Jonas Wendell, George Darby Clowes, George W. Stetson, John T. Ongley, George W. Cherry. Si parla sia della classe biblica di Allegheny in cui Russell e i suoi amici studiavano le scritture che di una congregazione sita in Allegheny, chiarendo le differenze fra le due.

- CAPITOLO TRE: Fra i Secondi Avventisti, Millenaristi, e Credenti della Age-to-Come: 1874-1876
Gran parte di questo capitolo è dedicato a una biografia su George Storrs e sulla significativa influenza che ebbe sul pensiero religioso del giovane Charles, viene detto che cosa Russell accettò e cosa rifiutò. Ci sono altre biografie di persone e gruppi che in misura minore influenzarono il pensiero di Russell in quegli anni come ad esempio Eleazar L. Owen. Viene spiegato perchè Russell e la Watch Tower non traggono le loro origini dagli Avventisti del Settimo Giorno, dai Cristadelfiani, da William Miller, e da altri piccoli gruppi millenaristi

- CAPITOLO QUATTRO: Un’Identità Distinta
Viene esaminata la classe biblica di Allegheny, la sua composizione, in cosa credevano, cosa studiavano, come studiavano. Biografie di alcuni componenti: William Henry Conley (in seguito sarebbe diventato il primo presidente della Watch Tower Society), George D. Clowes. Vengono esaminate le loro credenze in merito alla fine dei tempi, la Seconda Probazione, Parousia e restituzione, Restaurazione degli ebrei nel favore divino, il mondo distrutto nel fuoco, battesimo, risurrezione, cronologia biblica e profezie, trinità (interessante che Russell rifiutasse il trinitarismo ancora prima che la classe biblica fosse formata), sul diavolo e i demoni, piramidologia, dottrine minori, la loro dichiarazione di fede, il loro senso di riscoprire verità bibliche e la percezione di stare diventando qualcosa di distinto dagli altri.

- CAPITOLO CINQUE: Conoscere i personaggi principali: l’ingresso di Russell nel movimento di Barbour
Viene esaminato la confluenza di Russel e della sua classe nel gruppo di Barbour, si prende in considerazione la dottrina del movimento Barbourita. Biografie, pensiero e influenza dei personaggi principali su Russell: John H. Paton, Benjamin W. Keith, Samuel H. Withington, Ira e Lizzie Allen, Avis, M. Hamlin, la loro estrazione sociale e la loro appartenenza alla classe media e istruita.

- CAPITOLO SEI: Barbour e Russell: Il Ministero Iniziale
La predicazione di Russell e Barbour, Peyton G. Bowman, le pubblicazioni del movimento Barbourita, scambio di idee fra i due gruppi, articoli del Bible Examiner scritti da Russell durante la sua aderenza al movimento Barbourita. La conferenza profetica di Rochester di febbraio 1877, opuscolo "Obiettivo e Maniera del Ritorno del nostro Signore", libro "I Tre Mondi", una predicazione continua, la predicazione in conferenze regionali, la predicazione a Pittsburgh, il messaggio che predicavano, I rapporti tra Storrs e Barbour e il rammarico di Storrs per l'adesione di Russel al movimento di Barbour, il costo in termini sociali per C. T. Russell della promulgazione delle sue idee.

- CAPITOLO SETTE: Russell e Barbour: I Risultati
Personaggi principali convertiti al movimento dalla predicazione e il loro ruolo nella teologia Watch Tower: Caleb Davies, William I. Mann, Charles Wesley e Emma Priscilla Buvinger, Joshua Tavender, John C. Sunderlin, Arthur P. Adams. Gran parte di questi personaggi confluirono poi nella Watch Tower scrivendovi articoli e dando il proprio contribuito alla sua teologia, erano persone istruite, due erano stati ecclesiastici della Chiesa Metodista, uno aveva un titolo universitario, uno era un rinomato oratore scrittore e medico, un'altra una scrittrice di talento. Non erano fanatici, ma dei credenti che trovarono nel 1877 quel sistema di credenze ragionevole e credibile. Tuttavia non erano ancora dottrinalmente uniti. Il processo di uniformità dottrinale ebbe il suo pieno compimento nel 1887.

- CAPITOLO OTTO: Le Conseguenze dell’Insuccesso
Le dichiarazioni di A. H. Macmillan nel suo libro "Fede in cammino", dubbi, un articolo di Russell sulle conseguenze del fallimento per l'attesa della traslazione nel 1878, il punto di vista di Keith, Withington e Adams, i preparativi per la collisione tra Russell e Barbour, il desiderio di Barbour di una teologia unificata e la sua esposizione della dottrina del riscatto e dell'espiazione, il dibattito sul riscatto e l'intervento di Paton, la Conferenza Profetica del novembre 1878 e l'emergere di tutte le differenze, la reazione di Barbour, la posizione di Hugh B. Rice. L'idea di una nuova rivista

- IL PROSSIMO VOLUME
Anticipazioni sul volume due che tratterà il periodo 1879-1887

- APPENDICE UNO: Russell e la Massoneria
Bruce W. Schulz, risponde alle accuse di massoneria rivolte a Russell. Con un approccio storico.

- APPENDICE DUE: Articoli Chiave sul Riscatto e L’Espiazione tratti dall’Araldo del Mattino

lunedì 21 aprile 2014

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

QUARTO SERMONE

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del quarto sermone. La traduzione completa del SEI SERMONI è disponibile sul sito di AZZURRA 7 Editrice


“Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”. – 1 Tess. 5:21.

Accertarsi, nel senso dato dal versetto e secondo la mia opinione, significa dimostrare, mettere alla prova. L’apostolo era molto lontano dall’adottare la teoria di alcuni dei nostri giorni, che sembrano pensare che un uomo è evidentemente un eretico se ha la presunzione di esaminare per conto proprio e con riguardo alla verità quelle teorie che altri che hanno la reputazione di essere saggi e religiosi, hanno battezzato come autentica fede. Essi possono aver visto la fede chiaramente oppure no, ma in ambedue i casi non siamo esentati dall’obbligo di accertarci personalmente di ogni cosa. Se non lo facessimo saremmo quasi degli stupidi; noi stessi in realtà ci renderemmo in quel modo, se senza investigazione, prendessimo per verità le opinioni di uomini imperfetti. 

In realtà non dovremmo disprezzare l’aiuto durante le nostre investigazioni; ma ogni cosa dev’essere messa alla prova dell’infallibile parola di Dio.

Né dobbiamo permettere a noi stessi, come invece alcuni affermano, di esercitare fede cieca in una dottrina nonostante che essa sia contraria alla ragione. La ragione, è vero, senza un aiuto non può farci scoprire Dio, né le cose di Dio. Per questo motivo Dio ha avuto piacere di darci una rivelazione; e quella rivelazione va in soccorso della ragione dell’uomo, cioè lo aiuta a comprendere.
Parlare di una credenza che è contraria alla ragione, è la più completa follia. È possibile per un uomo credere che due più due faccia sei? O che cose ineguali siano perfettamente uguali? Proporre queste assurdità come credenze significa tentare di annullare tutte le prove di verità, e lasciare un uomo a girovagare nei labirinti delle congetture. Noi a stento sapremmo a chi mostrare pietà, se all’uomo che opera in tal modo, o a coloro che ne sono ingannati.

Il fatto è che Dio fa appello alla ragione umana. “Venite, ora, e mettiamo le cose a posto fra noi, dice Geova”. I discepoli conversavano e ragionavano fra di loro. (Luca 24:15) In Atti 17:2 ci vien detto che: “Paolo entrò da loro e per tre sabati ragionò con loro attingendo dalle Scritture” e in Atti 18:4 leggiamo: “Ogni sabato pronunciava un discorso nella sinagoga e persuadeva giudei e greci”. Davanti al procuratore romano Felice, Paolo ragionò  con lui finché si spaventò.

Possiamo quindi essere certi che Dio ci ha dato la capacità di ragionare affinché ne facessimo uso, e ci vien raccomandato di essere pronti a dare una ragione della speranza che è in noi.

Ci possono essere molte verità che la ragione da sola non può mai scoprire; da ciò la necessità di una rivelazione; ma la rivelazione non può contenere nulla che sia contrario alla ragione; una cosa contraria alla ragione, lo ripeto, non sarebbe per nulla una rivelazione, ma tenebre e oscurità essa stessa. La ragione quindi occupa un posto importante. È sua competenza giudicare la veracità di ciò che vien dichiarato essere una rivelazione; se quella pretesa rivelazione è palesemente contraria alla ragione, nessun uomo potrebbe dargli credito se non uno completamente fanatico. Ma sarebbe un confondere la verità con la falsità e si porterebbe via tutta la capacità di distinguere fra le due cose.

giovedì 19 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del terzo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice

TERZO SERMONE

“Voi scrutate le Scritture, perché pensate di avere per mezzo d’esse vita eterna; e queste sono quelle che rendono testimonianza di me. Eppure non volete venire a me per avere la vita". - Giovanni 5:39,40.


ALCUNI traducono questo versetto “Voi investigate le Scritture” ecc. Ha poca importanza in che modo viene inteso, se come un comando o come qualcosa che dovrebbe essere fatto o una dichiarazione di ciò che era già stato fatto. In qualunque caso, ci viene mostrato l’immenso valore delle Scritture come rivelatrici di vita eterna, e ci viene anche detto che l’obiettivo di questo scrutare è cercare di imparare riguardo alla vita eterna. Ci viene anche mostrato che le Scritture sono il posto dove ricercare quell’inestimabile benedizione. Ogni uomo è costretto a far questo personalmente, senza affidarsi unicamente agli insegnanti umani, come temo facciano molti.

I maestri possono essere brave persone, oneste persone. Potrebbero prefiggersi di condurre gli altri alla verità e salvarli dall’errore, eppure essi non sono che uomini imperfetti che possono sbagliare perché non conoscono le Scritture. (Matt. 22:29) E per di più, è possibile che possano essere cattive persone che hanno in mente ben altri obiettivi che salvare le anime dalla morte. (Giac. 5:20) Ma se non è questo il loro caso e sono sinceri, si deve ricordare che tutti noi abbiamo ricevuto un’istruzione fin dal primo barlume di intelletto e che essa ha necessariamente condotto le nostre menti a una predisposizione verso una particolare dottrina o un modo di interpretare le Scritture. Quel modo può essere giusto o sbagliato. Qualunque esso sia, i nostri stessi insegnanti hanno molto probabilmente le loro opinioni modellate in una certa maniera, e ce le trasmetteranno in quel modo. Quei maestri non possono rendere conto a Dio per noi, ogni uomo è responsabile personalmente davanti a Dio di se stesso.

Quando giungerà il giudizio, non ci sarà di alcun profitto giustificarci dicendo che i nostri maestri ci avevano insegnato in quel modo, o che i corpi ecclesiastici avevano ordinato o stabilito questa credenza o quell’articolo di fede. Saremo respinti con una voce che rintronerà fin dentro i nostri orecchi: “ciascuno renderà conto di se stesso a Dio” “Avevate le Scritture e il comando di esaminarle, se avete errato in falsi insegnamenti a vostra stessa rovina lo avete fatto pur avendo le parole di vita eterna nelle vostre mani, ma affidandone l’interpretazione ad altri, senza quella cura per l’argomento che era vostro dovere  avere, preferendo invece essere assorbiti nelle cose di tutti i giorni”.

Non sarebbero tali parole atroci ai nostri orecchi quando le udremo nel giorno del giudizio? Non dovremmo quindi renderci pienamente conto della veridicità della Scrittura che dice: “Maledetto è l’uomo robusto che confida nell’uomo terreno”? – Ger. 17:5.

Un insegnante potrebbe aiutarci a comprendere le scritture, ma non gli si dovrebbe riporre fiducia al punto da considerarlo una guida infallibile, né gli si dovrebbe mai permettere di decidere autoritariamente per noi il vero significato della parola di Dio. Qualsiasi tentativo in tal senso da parte di un maestro spirituale è una manifesta usurpazione  della prerogativa di Geova e dovremmo sempre resistergli. Facciano i maestri di religione il loro appropriato lavoro, che non è quello di signoreggiare sull’eredità di Dio, ma di essere degli aiutanti e degli esempi per il gregge. (1 Piet. 5:3) Essi non devono stabilire chi è eretico e chi è ortodosso, ma far capire agli uomini i loro peccati, la loro condizione moritura e indirizzarli al Cristo, il Grande Medico mediante il quale si può avere la vita.

Le parole del nostro Signore: “Eppure non volete venire a me per avere la vita”, dimostrano che gli uomini sono soggetti alla morte. L’argomento che andremo a trattare in questi discorsi è di determinare che cos’è la morte: Se è un’esistenza eterna nel peccato e nel tormento o la distruzione dell’essere. La mia posizione corrisponde alla seconda, e mi son sforzato di affermare tale questione con la comune versione della Scrittura[1]; tale versione ha le sue imperfezioni ma è affidabile quanto una qualsiasi delle attuali versioni che sono state realizzate o che lo saranno in questi tempi di lotta fra le moltitudini di sette esistenti. Quanto successo avrà questo mio tentativo, altri lo giudicheranno da se stessi. Nessun uomo può credere a qualcosa senza prove. Alcuni, è vero, non crederanno ad alcuna prova a meno che questa non sia simile a ciò che viene creduto dalla maggioranza delle persone. Ma dovunque essa sia, nessuno deve fare affidamento sulla popolarità di una dottrina per stabilire dov’è la verità. Il nostro stesso Signore fu disprezzato e rigettato dagli uomini.

Nel mio ultimo discorso ho rivolto l’attenzione a obiezioni strettamente collegate alla Bibbia. Ciò che per noi rimane ora da fare è di completare quella disanima, e quindi di portare all’attenzione obiezioni provenienti da altre fonti. Infine sosterrò il mio punto di vista con la testimonianza di un gran numero di scritture conosciute solo in parte.



[1] Storrs si riferisce alla King James Version

venerdì 13 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del secondo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice


IL SECONDO SERMONE

"Positivamente non morirete"
Genesi 3:4

Il nostro Salvatore riferendosi all’originale serpente disse: “il diavolo è un bugiardo e padre della menzogna”. Egli iniziò il suo attacco alla nostra razza dicendo ad Adamo ed Eva che sicuramente non sarebbero morti se avessero disubbidito a Dio. Ebbe successo allora, e ha continuato a giocare sempre la stessa carta in diverse maniere con gli uomini, visto che con essa ha spazzato via il paradiso. Disse a Eva che se essi avessero disubbidito al Dio d’amore, egli non avrebbe potuto cedere al pensiero di strapparli alla vita. Non ha mai dimenticato quel successo. Vero, da allora ha mascherato quella carta, ma è sempre la stessa. Su di essa c’è ancora scritto: “positivamente non morirete”. Ora ne fa uso per insinuare che Dio non ama e non prova compassione per l’uomo, visto che avrebbe stabilito che l’uomo non morirà e sarà tenuto in vita in eterni e indescrivibili tormenti per i peccati commessi sulla terra, per essere consegnato all’inferno teologico nell’aldilà, dove è impossibile per gli sventurati espiare il peccato.

Dato che il dogma “sicuramente non morirete” ha avuto origine dall’originale serpente, non posso allontanare da me la convinzione che la nozione che gli uomini malvagi verranno tenuti eternamente vivi fra i tormenti, e mai morire, abbia avuto origine dalla stessa fonte, dato che appare esserne una copia perfetta. Essa fu inventata per infondere pensieri negativi riguardo a Dio e trattenere gli uomini dal tornare a Lui con pentimento, fede e sicurezza confessando i propri peccati davanti al Dio d’amore. Infine seriamente credo, che questa dottrina ha tenuto più lontano da Dio e condotto all’infedeltà più di qualsiasi altra dottrina che sia mai stata sviluppata. Sono seriamente convinto che per distruggere gli uomini, essa abbia fatto più di tutte le altre dottrine messe insieme.

Da un lato, vi sono molte menti che ora sono influenzate da questa dottrina, difficilmente possono essere considerati veri Cristiani, a malapena fingono di vivere in ubbidienza a Dio tranne quando son presi da una forte commozione. Moltitudini di altri, senza un’appropriata riflessione sui principi della legge di Dio, hanno rigettato la punizione eterna, a causa della natura di ciò che l’ortodossia dice debba essere inflitto. Mentre altri sono vissuti e morti in reale infedeltà, o in ciò che può essere considerata tale, perché non potevano accettare che un Essere che la parola dichiara essere un Dio d’amore possa infliggere una tale punizione pur anche al peggiore e accanito dei suoi nemici.

Ma non vi tratterrò ancora con questa introduzione. Cercherò di mostrarvi che la morte che Dio ha minacciato come salario per il peccato, non è l’immortalità nelle sofferenze, ma un’effettiva e totale privazione della vita. Dico, allora, contrariamente all’originale serpente, che se gli uomini non vengono al Cristo così che possano avere la vita, sicuramente moriranno, senza speranza, senza rimedio.

Lasciatemi ora, brevemente richiamare l’attenzione sulla domanda in questione, e cioè non se l’uomo può essere immortale in eterno, né se lo sarà il giusto, ma se lo sarà il malvagio. È la punizione per i malvagi una interminabile esistenza nel peccato e nella sofferenza? O piuttosto consiste nell’eterna cessazione della vita?


Uso il termine immortale, in questi discorsi, nel suo comune e  accettato significato, secondo il Grimshaw “esente da morte” e secondo il Walker “senza mai morire, senza fine, perpetuo”. Nel suo stretto significato, l’immortalità, quando riferita agli esseri creati, è la continuazione della vita attraverso una indistruttibile organizzazione.

giovedì 12 settembre 2013

I SEI SERMONI - George Storrs 1856

N. B. - Questa è solo la parte iniziale del primo sermone e potrebbe subire delle modifiche. La traduzione completa del SEI SERMONI sarà acquistabile dal mese di ottobre 2013 sul sito di AZZURRA 7 Editrice

                             IL PRIMO SERMONE

"Possiamo sapere qual è questo nuovo insegnamento di cui parli? Poiché  tu rechi alcune  cose strane ai nostri orecchi. Perciò  desideriamo sapere che significano queste cose". – Atti 17:19,20.

PAOLO, l'apostolo, nel predicare il vangelo, arrivò ad Atene, là egli notò un altare dedicato "ALL' IDDIO  SCONOSCIUTO". All'idolatria che vide, il suo spirito si irritò; da quel momento egli discuteva ogni  giorno con quelli che incontrava. Si imbatté in certi filosofi - uomini saggi, senza dubbio - almeno secondo la loro propria estimazione - e alcuni di loro dissero: Cosa vuol dire questo chiacchierone? Altri dissero che sembrava  essere un predicatore di divinità straniere. Senza dubbio pensarono che fosse un eretico dello stampo più oscuro. Eppure sembrarono disposti ad ascoltarlo prima di passare a una sentenza finale su di lui.

Sotto questo aspetto manifestarono una migliore disposizione d'animo di molti dei giorni nostri, che sono così saggi nella loro propria stima, che nessuno può portare un pensiero alla loro attenzione, a meno che non abbia prima ricevuto l'approvazione di qualche dottore in teologia. Non così gli uomini di Atene; per quanto strane fossero le cose che l'Apostolo insegnava, loro erano desiderosi di sapere che cos'era quella nuova dottrina. Non che fosse nuova in se stessa, ma lo era per loro.

Vari errori esistono tra gli uomini riguardo alla verità rivelata. Questi errori dimostrano quanto siamo imperfetti in conoscenza, per causa degli sbagli consegnatici con l'istruzione, della riluttanza della mente a investigare, e della mancanza di coraggio morale di discostarci dalla traccia segnata dagli uomini istruiti, come essi sono ritenuti. E quanti, più verosimilmente, sono stati influenzati nelle loro ricerche dalla paura di essere denunciati come eretici quando sono arrivati a risultati diversi da coloro che sono reputati di saggezza. Ma "se qualcuno fra voi pensa di essere saggio, divenga stolto, affinché divenga saggio" è l'espressione dell'apostolo.

Noi onoriamo Dio profondamente solo se abbiamo i giusti concetti della sua personalità, delle sue norme e dei suoi propositi, e agiamo in armonia  con essi. Se noi crediamo che Dio ricompenserà o punirà gli uomini, diversamente da ciò che dice la sua parola, lo disonoriamo, per quanta sincerità possiamo avere. La verità e l'onore di Dio sono inseparabili e non possiamo glorificare il nostro Padre Celeste con delle credenze errate. Inoltre, la maggior parte dei dichiarati cristiani, se pressati sull'argomento, riescono a dare scarse ragioni di ciò che credono in molti punti, tanta è stata l'istruzione che hanno ricevuto dagli uomini.

È un dovere solenne studiare la bibbia e forgiare le nostre opinioni sulle cose che essa insegna, così noi pensiamo sia necessario fare. In questo saggio, l'adozione dei corretti principi di interpretazione è di primaria importanza. Diversamente, il nostro appellarci alla parola di Dio potrebbe solo servire a confermarci nell'errore.

Le più chiare verità della bibbia sono  state avvolte nelle tenebre dall'asserzione che il linguaggio delle Scritture abbia un significato mistico o segreto che non appare nelle parole scritte. Tale interpretazione è una diffamazione della Bibbia. Quel Libro professa di essere una rivelazione, e il Salvatore dice: "Se qualcuno desidera fare la sua volontà, saprà riguardo all'insegnamento se è da Dio". Il linguaggio della Bibbia perciò dovrebbe essere spiegato come il linguaggio di qualsiasi altro libro, in armonia con il suo significato chiaro e manifesto, a meno che non vi sia una manifesta intenzione di discostarsene. Una stretta aderenza a questo principio è necessaria, se vogliamo essere salvati dagli errori più gravi e vogliamo vedere i figli di Dio in unità. 


domenica 21 luglio 2013

George Storrs - Autobiografia del 1856, tratta dal Six Sermons (I Sei Sermoni)

cenni biografici
o
brevi notizie sull’autore dei sei sermoni.
______________
"George Storrs, di cui tracciamo il seguente profilo, è nato il 13 novembre 1796 a Lebanon, N. Y. Era il più giovane di otto figli. Suo padre, il colonnello Constant Storrs era originario della città di Mansfield (Connecticut) ed era un industrioso meccanico addetto alla riparazione delle ruote dei carri durante la Rivoluzione Americana. Dopo la guerra, Constant Storrs sposò Lucinda Howe, sorellastra del defunto Richard Salter Storrs, per molti anni ministro a Longmeadow nel Massachusetts.
Dopo il loro matrimonio, si trasferirono nel New Hampshire – il paese era a quel tempo selvaggio – e presero a dimorare a Lebanon, presso il fiume Connecticut. Grazie all’operosità e al risparmio divenne ciò che noi oggi chiameremmo un agricoltore benestante. Dalla loro unione nacquero otto figli, sette maschi e una femmina. La madre di quei bambini era sempre vigile riguardo alla loro educazione religiosa, mentre il padre era più occupato a provvedere al loro benessere materiale. La madre radunava immancabilmente i suoi figli attorno a lei, specialmente la domenica, per insegnare loro le cose riguardanti Dio e il nostro salvatore Gesù Cristo. Non era disposta a lasciare l’educazione religiosa dei suoi figli a un ministro, o a qualunque altra persona, che rispetto a una madre, sarebbe stato meno interessato al loro benessere spirituale.
Le religioni congregazionalista e calvinista, sono state praticamente le sole praticate a Lebanon per molti anni. Pochissime persone di altre religioni predicavano in quel luogo. La forte tendenza al fatalismo, tipica del calvinismo predicato in quel tempo, era un argomento che la madre di quei bambini non mancava di trattare e combattere con vigore per impedire che entrasse nella mente della sua progenie; cercava incessantemente di inculcargli che se avessero cercato Dio egli si sarebbe fatto trovare. Quel devoto insegnamento non è andato perduto.
Benché, tutti i figli crescessero fino alla maturità, quattro di loro morirono prima del padre; sei sono andati nella tomba prima della madre; e solo due sopravvissero a lei.
Fin da bambino la mente di George era spesso profondamente interessata alle cose di religione. Molti impazienti desideri riempivano il suo cuore in merito al fatto che dovesse essere un cristiano. La madre gli insegnò presto a fargli conoscere “il Padre nostro che è nei cieli” e a indirizzarlo al “nostro salvatore Gesù Cristo”. La religione vissuta, comunque, rimase un mistero per la sua mente, e ciò sebbene cercasse ansiosamente di comprenderla e facesse spesso delle preghiere in privato. Una volta sentì dal pulpito che un uomo che aveva maledetto e spergiurato sarebbe stato più probabilmente, addirittura molto più probabilmente convertito di uno che andava nel segreto a pregare per la salvezza da Dio. Questo insegnamento rattristò molto George, che sebbene tremasse alla sola idea di bestemmiare, concluse che era maggiormente senza speranza di altri ragazzi che conosceva come profani. Questa idea comunque fu combattuta dalla vigilante istruzione della madre. Fu una fortuna per lui avere una tale madre. Tuttavia, dall’educazione che aveva ricevuto da lei, spesso pensava e sentiva che non sarebbe mai pervenuto a una conoscenza salvifica di Dio e del suo Cristo. Le dolci e tenere preghiere che come melodie sgorgavano dalla madre quando stringeva a sé George mentre lo raccomandava a Dio tramite Gesù, gli facevano dimenticare quelle inquietudini e non lo facevano preoccupare del falso insegnamento di semplici teologi. Quei momenti dicevano al suo cuore “non dimenticarti di questo ricordo”.
La predicazione dei tormenti dell’inferno non ebbe mai il sopravvento sul suo cuore sebbene quella dottrina lo riempisse di terrore verso Dio ed era più idonea a farlo allontanare piuttosto che a farlo avvicinare a Lui. Dai quindici ai diciassette anni d’età ci fu il periodo più sconsiderato della sua vita. Nessuno degli orrori dell’inferno che venivano predicati ebbero la possibilità di guadagnarlo al servizio di Dio, ma alla fine dell’ultimo periodo menzionato, in meditazione, da solo, allontanatosi da tutte le agitazioni, fu così toccato dalla bontà di Dio nei suoi confronti, che decise che da quel momento in poi sarebbe andato alla ricerca del Signore finché lo avrebbe trovato. Poteva anche non pregare per nient’altro, ma era determinato a pregare ogni giorno Dio che gli facesse comprendere il suo bisogno di un salvatore, che in teoria comprendeva, ma nella pratica no. Avendo preso la sua decisione, perseguì silenziosamente e da solo il suo proposito finché la luce gradualmente illuminò la sua mente e fu indotto a sottomettersi a Gesù, a giungere a Dio per mezzo di lui, e a cercare la sua misericordia. Passarono mesi senza che alcun mortale, eccetto lui stesso, sapesse delle preoccupazioni della sua mente. Non confidò il travaglio che stava affrontando nemmeno a sua madre. Colse comunque l’occasione di ascoltare tutte quelle persone che sembravano disposte a parlare di argomenti spirituali; spesso il suo cuore fu incoraggiato da quelle conversazioni sebbene non vi partecipasse attivamente e lo facesse all’insaputa degli altri. Questo stato di cose continuò per un anno o più.
Fu durante quel periodo che la sua unica sorella morì. Dopo la morte di lei, l’ansia di essere in uno stato di riconciliazione con Dio crebbe. Continuò a tenere tutte le sue preoccupazioni serbate nel cuore finché in un’occasione che la madre era confinata a letto a causa di una febbre, si rivolse a lei con alcune domande indirette che riguardavano Dio e Cristo, dopodiché si appartò e venne sopraffatto da un senso di amore per Dio. Eppure vagava ancora in ricerca di risposte, talvolta credendo e talvolta dubitando. Dopo mesi passati in quella maniera, un giorno espresse a sua madre il desiderio di andare a sentire un uomo che aveva sempre fatto delle prediche su Gesù in modo amabile. Sua madre gli chiese: “George, tu pensi di essere un cristiano?” Storrs capì dallo sguardo inquieto di quella donna che la domanda proveniva dal profondo del cuore di una madre. Era una domanda così inaspettata che esitò a rispondere; ma dopo un po’ le disse che era molto interessato all’argomento. Sua madre gli rispose: “Era da molto che lo pensavo”. Questa affermazione era tanto inaspettata quanto la domanda, perché non aveva mai sospettato che qualcun altro pensasse di lui così seriamente.
Da quella volta, lui e sua madre ebbero frequenti conversazioni, lei pregò spesso con lui e per lui, dimostrandosi davvero una madre in più di un senso. Storrs non ha mai smesso di benedire Dio per quella madre.
Come risultato di un revival religioso di quel periodo, all’età di 19 anni, lui e circa altri venti ragazzi della stessa età si unirono alla Chiesa Congregazionalista. Tre anni dopo si sposò felicemente con una donna di analoga fede in Cristo. Passarono due anni e la moglie fu costretta a letto da una malattia che le procurava una tale sofferenza che nessuno poteva comprendere eccetto coloro che erano testimoni della scena. Furono quattro anni e mezzo di lunga malattia, sofferenza e tormento che durarono finché non sopraggiunse la sua morte. Morì il più trionfalmente possibile, sebbene con grande dolore. Suo marito era a fianco del suo letto e le chiuse gli occhi quando la sua resistenza alla morte cessò.
Già prima della morte della moglie, Storrs sviluppò nella sua mente la convinzione che Dio lo aveva chiamato a predicare il vangelo di Cristo. Egli esercitò i suoi doni nella preghiera e in assemblee pubbliche della chiesa per anni. Spesso fece la riflessione che dovesse in qualche modo proclamare il Cristo più pubblicamente diventando un ministro.
Durante il periodo della malattia di sua moglie, fu indotto ad ascoltare per la prima volta da quando aveva cominciato a interessarsi di cose di religione, una predica di un ministro metodista. Invitò a casa sua quel ministro insieme a un altro della medesima denominazione. Le loro visite divennero una fonte di conforto per lui e la moglie. Da allora in poi c’è sempre stato affetto e stima tra lui e i metodisti e al tempo della morte di sua moglie aderì a quella chiesa, cominciando immediatamente la sua opera di ministro del vangelo. Si unì alla Comunità Metodista Itinerante nel 1825 all’età di ventinove anni. Quello stesso anno si risposò con una figlia del colonnello Thomas Waterman di Lebanon N.Y. Suo suocero era stato il primo bambino nato a Lebanon e alla fine di una lunga vita era una delle persone più importanti di quella città e altamente stimato da tutti.
Storrs viaggiò e predicò fra i metodisti fino al 1836, quando divenne un predicatore locale pur continuando a viaggiare più estensivamente di prima. Per tre anni spese la maggior parte del suo tempo tenendo discorsi e predicando sul soggetto della schiavitù in un tempo che metteva alla prova le anime degli uomini, e con quasi l’intera Chiesa Metodista Episcopale ostile ad agitazioni sull’argomento. Quell’ostilità si manifestò specialmente da parte dei vescovi, che con ogni mezzo possibile tentarono di impedire qualsiasi discussione sull’argomento. Quell’opposizione convinse Storrs che la responsabilità individuale era davvero la causa di cui occuparsi, e non poteva permettere di lasciare la sua responsabilità nelle mani dei vescovi, né ad alcun gruppo di uomini, per quanto buoni potessero essere. Senza addentrarci nei dettagli che condussero a tale risultato, egli si separò completamente da quella chiesa nel 1840, dopo un’unione durata sedici anni.
A questo punto è opportuno ricordare che Storrs non è mai stato accusato di immoralità o condotta disordinata durante tutti gli anni che è stato associato con la chiesa congregazionalista o con quella metodista. E nel tagliare il suo legame con loro non fu spinto dall’ostilità ma dalla profonda convinzione che la sua responsabilità era solo verso Dio.
Nel 1837 – tre anni prima della sua separazione dalla Chiesa Metodista Episcopale – la sua mente fu incuriosita da una considerazione sul soggetto del destino finale dei malvagi come esseri viventi, che contemplava una completa estinzione dell’essere e non una infinita conservazione nel peccato e nella sofferenza. Era un piccolo anonimo opuscolo scritto, come apprese in seguito, da Henry Grew di Philadelphia. Lo lesse con calma durante l’ora di viaggio in treno tra Boston e New York. Fu strano per lui accorgersi che si potesse sostenere con argomentazioni così plausibili e scritturali una dottrina che lui aveva sempre guardato come non degna di seria considerazione; non aveva mai dubitato che l’uomo avesse un’anima immortale. Un treno pieno di pensieri si mise in movimento nella sua mente, ma procedette con grande cautela nell’esaminare l’argomento e nel parlarne con altri. Esaminò le Scritture accuratamente e cercò ogni opportunità per avere informazioni in particolare dai ministri. Mentre proseguiva la sua indagine, e cercava di trovare i più forti argomenti contro quella che per lui era qualcosa di nuovo, la sua mente fu infine condotta alla piena convinzione della sua veracità e base scritturale. Dopo diversi anni di investigazione, conversazioni, e corrispondenza con alcuni dei più eminenti ministri e guardando a Dio per avere la giusta direzione, si convinse pienamente che l’uomo non ha alcuna immortalità fin dalla sua creazione o nascita; e che “Dio distruggerà tutti i malvagi” – li sterminerà completamente.
Mise in conto il costo prima di giungere a tale conclusione. Era in un’alta posizione nella denominazione a cui era associato, ed era grandemente amato dai ministri della Conferenza con cui aveva trascorso così tanti anni. Quella Conferenza gli aveva sempre manifestato la più gratificante fiducia e stima. Sebbene prima di questo periodo in esame avesse svolto la funzione di “predicatore locale”, egli godeva ancora di grandissima considerazione negli affetti di quei ministri, ed egli stesso fu sempre felice di godere della loro associazione.
Prendere una posizione che quindi lo avrebbe staccato da loro e separato dalla relazione che c’era stata per così tanto tempo, con la certezza che da allora in poi sarebbe stato escluso dai loro pulpiti, se non addirittura dalla loro considerazione, fu una prova per la sua mente che poteva essere affrontata solo con una profonda conoscenza della verità di quell’intendimento che ora sentiva essere chiamato a sostenere e difendere. Facendo affidamento unicamente su Dio, scelse di seguire la sua convinzione della verità rispetto a qualsiasi altra considerazione; prese la sua posizione in difesa della dottrina che non vi è immortalità lontano dal Cristo, e che perciò i malvagi saranno consumati -  distrutti – cesseranno di vivere – non saranno più – “diverranno come se non fossero mai stati”.
Scrisse tre lettere a un preminente e capace ministro della Chiesa Metodista Episcopale, con cui era stato in intima amicizia. In risposta, egli ammise di non saper rispondere agli argomenti di Storrs, e neanche provò a farlo. Al contrario, dopo alcuni mesi, lo volle incontrare, ed esaminando l’argomento insieme, suggerì a Storrs di pubblicare le tre lettere che gli aveva indirizzato, ma con la cortesia di non far comparire il suo nome. Di conseguenza, nella primavera del 1841, quattro anni dopo che la sua attenzione fu richiamata sull’argomento, duemila copie delle “Tre Lettere” furono fatte pubblicare mediante delle stamperie e distribuite. Questo non fu fatto senza prendere in considerazione le conseguenze a cui sarebbe andato incontro.
In quel periodo risiedeva a Montpelier, Vt., e pensava che probabilmente non sarebbe mai più stato chiamato a fare dei sermoni in alcun luogo, a meno che non l’avesse fatto per proprio conto e vicino alla sua residenza di allora. Contrariamente a quanto si aspettasse, qualche tempo dopo fu chiamato a visitare Albany, N. Y., cosa che fece; e dopo avervi predicato per tre domeniche, decise di trasferire nuovamente la sua famiglia in quel posto nell’agosto del 1841. Lì servì come ministro in una piccola congregazione, i cui componenti si riunivano insieme sulla base del principio di “accogliersi gli uni gli altri, come anche il Cristo li aveva accolti”. La Bibbia era l’unico credo – il carattere cristiano l’unica professione di fede. Per otto mesi predicò in quel luogo senza soffermarsi distintamente sulle sue nuove vedute della dottrina cristiana, sebbene avesse detto loro francamente quali erano le sue idee e facesse circolare fra loro le “Tre Lettere” precedentemente pubblicate.
A quel punto capì di dover richiamare  più pienamente e distintamente l’attenzione sull’argomento, e decise di farlo. Questo diede origine a quello che fin da allora è stato chiamato “Sei Sermoni” e la cui storia speciale ora racconteremo.
All’inizio della primavera del 1842 decise di fare un sermone che avrebbe incluso tutto quello che poteva essere desiderabile da presentare in relazione a esso. La data fu fissata una settimana prima del discorso e furono predisposti annunci pubblici sui giornali locali. Il lunedì di quella settimana entrò nel suo studio, e lì vi spese un’intera settimana di investigazione, meditazione e preghiera. In questo modo fu preparato il “Primo Discorso”. Non aveva mai avuto una più profonda e dolce sensazione della presenza divina, della sua benedizione e della consapevolezza di essere impegnato in un’opera gradevole dal punto di vista di Dio; poteva dubitare di qualsiasi parte della sua esperienza cristiana piuttosto che di quella.
Prima che quella settimana di preparazione finisse scoprì che sarebbero stati necessari almeno due discorsi per presentare l’argomento nella luce appropriata. Venne il tempo di fare il primo discorso: era domenica sera, e per la prima volta da quando svolgeva il suo ministero in quel luogo la casa era piena.
Informò la congregazione che poiché l’argomento trattato sarebbe stato insolito e poteva essere travisato in ciò che veniva detto, aveva deciso di fare quello che non aveva mai fatto prima – cioè leggere fedelmente tutto quello che doveva dire. Alla fine annunciò che avrebbe predicato un altro sermone sullo stesso argomento la sera del successivo giorno del Signore. La sua seconda settimana fu spesa nel suo studio alla stessa maniera che per il primo; e così fu preparato il “Secondo Discorso”; ma constatò che ce ne voleva un terzo; e così proseguì l’intera faccenda finché infine preparò e predicò il “Sesto Discorso”; e la storia della prima settimana dedicata allo studio è la storia delle sei settimane, ognuna delle quali fu spesa alla stessa maniera della prima. Tutto questo senza fare alcun riferimento a qualsiasi pubblicazione. Dopo aver finito di tenere i discorsi, diverse persone che li avevano sentiti espressero il desiderio che fossero pubblicati. Di conseguenza Storrs impiegò diverse settimane in più per preparare una seconda bozza, per fare una revisione, e per predisporli per la stampa, finché furono stampati a maggio o giugno.
Questa è l’origine del suo “Sei Sermoni”, come sono ora chiamati. E non ha mai dubitato, da quel giorno fino a oggi, che era volontà di Dio che accadesse. I suoi oppositori quindi non si dovrebbero aspettare che egli tremi facilmente, qualunque reazione pensassero di intraprendere, né dovrebbero pensare che gli intenti “stiano facendo molto poco progresso”. Essi hanno fatto diecimila volte più progresso di quanto Storrs si aspettasse durante la sua vita. Un breve racconto di quel progresso non sarebbe irrilevante.
Poche settimane dopo la prima pubblicazione del “Sei Sermoni”, Storrs fu visitato da un uomo che predicava le vedute del signor William Miller sul secondo avvento. Gli concesse l’uso della “Casa della Preghiera” affinché esponesse quelle vedute. Quando l’attenzione divenne profonda e l’argomento di notevole importanza, se vero, fu consentito che potesse ripetere la sua serie di discorsi nel loro luogo di adorazione. Storrs divenne parzialmente convinto della correttezza delle idee sostenute da quel predicatore e sollecitò i servizi religiosi dell’ormai defunto Charles Fitch, in passato un ministro congregazionalista che aveva abbracciato le idee di Miller, affinché visitasse Albany per predicare alle persone interessate sull’argomento. Di conseguenza in quel luogo fu allestita una tenda per gli incontri e in migliaia vennero per udire quel santo uomo di Dio, il signor Fitch, che lavorò incessantemente e con grande vigore nel predicare la venuta del Signore. Durante il ministero di Fitch in quel luogo, Storrs si convinse pienamente che la dottrina era vera. Sotto questo effetto, lasciò il suo ministero fisso ad Albany per viaggiare e predicare; e per i successivi tre mesi, nell’autunno del 1842, predicò a molte migliaia di persone in relazione alla venuta del Signore. In questo modo, senza averla ricercata, la provvidenza di Dio gli diede una certa influenza su una moltitudine di menti, sia di ministri che di laici. Egli comunque si astenne dall’introdurre le sue vedute peculiari apertamente durante il suo ministero pubblico. Non desiderava farlo. Ma come fu noto che egli aveva quelle vedute, veniva regolarmente interrogato da persone indagatrici, sia ministri che semplici cristiani, a cui egli francamente ribadiva la sua credenza che “Dio distruggerà tutti i malvagi”. Il Sei Sermoni era richiesto e letto, e la verità sull’argomento si diffondeva pubblicamente, mentre egli si manteneva silenzioso.
Dopo un po’ di tempo l’organo di stampa ufficiale delle vedute del signor Miller, “The Signs of the Time”, pubblicato a Boston, Mass., si scagliò rudemente contro un ministro che sentiva suo dovere predicare il tipo di fine che avrebbero fatto i malvagi alla stessa maniera di come si sentiva di predicare la venuta del Signore. Quel giornale diverse volte pubblicò commenti che criticavano quel ministro; poiché aveva le medesime opinioni di quell’uomo, Storrs si sentì costretto a non restare in silenzio e a intervenire per non lasciarlo solo. Di conseguenza, nel dicembre del 1842, spinto dalla profonda convinzione che Dio lo aveva chiamato a tale compito, fece una revisione del Sei Sermoni e pubblicò un’edizione di cinquemila copie in formato giornale nella città di New York, dov’era per predicare, e le fece distribuire attraverso gli Stati Uniti a sue proprie spese. Poche settimane dopo fece un’altra revisione e pubblicò ulteriori diecimila copie e le distribuì nella medesima maniera. Così il seme fu sparso e germogliava in tutte le direzioni.
Nella primavera del 1843, fu invitato a Philadelphia per fare una predica sull’avvento, e migliaia accorsero per ascoltarlo. A quel punto era ben noto a tutti i presenti quali fossero le sue opinioni riguardo alla fine dei malvagi e c’era un’evidente desiderio di sentire qualcosa su quell’argomento. Al contrario, invece di predicare su quel soggetto, aveva pronto il Sei Sermoni stereotipato in formato in-quarto stampato in duemila copie che furono distribuite tra la congregazione a cui stava allora predicando; e ci sono pochi dubbi sul fatto che la maggioranza di coloro che lo lesse fu o convinta della verità o persuasa a rimuovere i pregiudizi al punto da non provare più sentimenti di opposizione. 
Nell’autunno del 1843 andò a Cincinnati, nell’Ohio, e vi trascorse diversi mesi. Anche lì nell’Indiana, circa cinque o seimila copie dei Sermoni furono distribuite; e sappiamo che anche in quella regione il seme mise radice.
E giusto e appropriato a questo punto precisare che il signor Miller si oppose continuamente alle vedute di Storrs sulla questione dell’immortalità.
Le idee sostenute nel Sei Sermoni, nell’inverno del 1843-4, si radicarono fortemente in molte menti e nel gennaio del 1844 Charles Fitch, di cui abbiamo parlato precedentemente, scrisse una lettera a Storrs che iniziava come segue:
“Cleveland, Ohio, 25 gennaio 1844.
Caro fratello Storrs: - per quanto a lungo abbiate combattuto da solo la battaglia del Signore sul soggetto della condizione dei morti e del destino finale dei malvagi, vi scrivo ora questa lettera per dirvi che infine, dopo molta meditazione e preghiera, e con piena convinzione del dovere che abbiamo nei confronti di Dio, sono pronto a prendere la mia posizione al vostro fianco”.
Dopodiché affermò la sua “completa conversione” alle idee in questione. Questa lettera fu davvero gradita a Storrs. Il signor Fitch era un amabile ed efficace predicatore e aveva un notevole ascendente sugli altri. La lettera fu un terribile colpo agli oppositori della dottrina del Sei Sermoni che operavano in mezzo agli avventisti. A maggio dello stesso anno Fitch scrisse ancora a Storrs e iniziò dicendo:
Ho ricevuto una lunga lettera dal fratello Litch in relazione allo stato dei morti, la sorte dei malvagi, ecc. Sarei stato molto lieto di essere in grado di accontentare lui e tutti i cari fratelli che condividono le sue idee, perché li amo tutti, e potrei anche rallegrarmi nel rinunciare a qualsiasi cosa, tranne che alla verità, pur di essere in grado di armonizzare con loro le mie vedute. Ma c’è un amico che mi ha comprato col suo sangue, e provo molto più diletto nel far piacere a lui piuttosto che a tutto il resto del mondo. Non avevo mai predicato le mie attuali idee riguardo allo stato dei morti e la distruzione dei malvagi, finché mi sono pienamente convinto che non potevo più trattenerle senza recare dispiacere al mio benedetto Signore e Maestro”.
Scrisse ancora un’altra lettera nel mese di luglio del 1844, provvedendo un resoconto particolareggiato delle sue “prime impressioni” – “il corso della persuasione” e la sua “conversione” a queste idee. Con questa fede Fitch visse e operò alcuni mesi; ma le sue abbondanti fatiche lo portarono a una malattia, e nell’ottobre del 1844 si addormentò nel Signore Gesù, con la gloriosa speranza di essere presto svegliato dalla voce del figlio di Dio.
Grossomodo nello stesso periodo di Charles Fitch, molti altri ministri in varie parti del paese accettarono le stesse vedute, e il loro numero è costantemente cresciuto fino ad adesso.
Nel 1853 i Sei Sermoni furono pubblicati in Inghilterra e diffusi in varie parti di quella nazione, e devono avere attirato un po’ di attenzione, se sono vere le cose che hanno riferito diversi scrittori di quel luogo da ambo le parti in questione. Circa nello stesso periodo il dott. Lees della città di Leeds preparò il terreno in Inghilterra contro la dottrina del tormento eterno e l’immortalità innata dell’uomo, mentre il signor Dobney, un ministro battista inglese, pubblicò la sua eccellente opera sulla “Punizione Futura” che è stata ripubblicata anche qua in America ed è stato uno strumento per condurre molti alla verità. Il signor White, un ministro congregazionalista, ha pubblicato il suo “Vita in Cristo”, prendendo le stesse posizioni del signor Dobney. Diversi altri ministri in Inghilterra sono dalla stessa parte, e fra coloro che la favoriscono vi sono l’arcivescovo Whately, William Glenn Moncrieff da poco tempo diventato ministro della Chiesa Congregazionalista in Scozia, e per ultimo ma non meno importante nell’opera, J, Panton Ham ministro congregazionalista a Bristol, in Inghilterra. L’opera si sta chiaramente diffondendo sull’altra sponda dell’Atlantico.
Ma ritorniamo alla nostra nazione. Queste verità si stanno diffondendo in tutti gli Stati dell’ovest, sia ministri che laici le stanno facendo proprie, e i peccatori sono convertiti grazie alla loro influenza, cosa che non poteva essere raggiunta con la vecchia orribile dottrina che dice “positivamente non morirete”, “sarete tenuti in vita eternamente e tormentati”.  Nello stato del Nord Carolina il dottor Lee e l’anziano Pritchard, entrambi ministri battisti, stanno battagliando a favore della verità su questi argomenti. In quel luogo il dottor Lee ha diffuso diverse centinaia di copie del Sei Sermoni.
Il dottor Pope, nello stato del Missouri, non è rimasto in ozio, ma ha fatto circolare molte copie del Sei Sermoni e altre opere. Più recentemente un numero di ministri in vari luoghi, ha sposato la causa della Vita e dell’Immortalità solo per mezzo del Cristo; e il conflitto sta costantemente diventando sempre più caldo.
Per quanto riguarda le idee contenute nel Sei Sermoni, come ora rivisto e di molto ampliato, il signor Storrs è l’unico responsabile, e ciò in armonia col fatto che ha sempre rifiutato di permettere ad alcun uomo o gruppi di uomini, di prendersi responsabilità al posto suo per le sue vedute. Non è mai stata sua intenzione, né lo è tuttora, fondare una setta; egli ha sempre rifiutato di essere etichettato come appartenente a una chiesa di qualsiasi corpo di uomini. Comunque non fa delle sue vedute di responsabilità individuale un modello per le azioni degli altri; egli desidera che tutti agiscano in armonia con le loro convinzioni di ciò che è la verità e il dovere, in quanto responsabili verso Dio.
A questo punto potrebbe essere appropriato dire che ha svolto la sua opera dimorando nella città di Philadelphia fra il novembre del 1844 e l’aprile del 1852, impiegando praticamente tutto il suo tempo in mezzo alle persone di quella città, ma senza cercare, o permettere ad altri, di istituire un’organizzazione come fanno tutte le altre sette. Ha creduto che l’amore è il solo vincolo d’unione e che quando questo amore non riesce a tenere unite delle persone, è meglio che esse si separino. Durante gli ultimi due o tre anni della sua residenza a Philadelphia è stato chiamato più volte a visitare diversi luoghi della nazione, e così ha deciso di trasferirsi ancora a New York, in quanto è in una posizione più ideale per visitare altri luoghi.
Nel 1843 fece uscire a sue proprie spese il “BIBLE EXAMINER”, una rivista che è stata pubblicata saltuariamente fino al 1847 quando divenne una rivista regolare su base mensile, stampata in formato in-quarto. Nel 1848 il formato fu cambiato in super-royal di sedici pagine, e la rivista continuò a uscire mensilmente fino al 1854, quando divenne un quindicinale. Il suo obiettivo è espresso dal motto: “Nessuna Immortalità o Vita Eterna eccetto che per mezzo di Gesù Cristo”. Nel 1852-3 in aggiunta alla pubblicazione del Bible Examiner, Storrs ha percorso migliaia di miglia a est e ovest predicando a molte persone sul “Tema della Vita”. Da quando il Bible Examiner viene pubblicato due volte al mese, l’attività di Storrs è praticamente tutta concentrata sulla stesura della rivista mentre la predicazione è ristretta alla sola New York e alle vicinanze. In tali condizioni, si risolse di rivedere e ampliare il “Sei Sermoni”. Mentre era incerto se tentare di pubblicare il libro nel formato riveduto, le lastre del Sei Sermoni in formato in-quarto andarono distrutte in un incendio. A quel punto decise di procedere nella maniera che aveva pensato e che ha condotto a far pubblicare il libro nel formato e nella revisione che il lettore può ora leggere.
Una descrizione frenologica di George Storrs del 1849 può concludere questo resoconto dell’autore del Sei Sermoni. In quell’articolo si scriveva di lui quanto segue:
“La costituzione fisica e mentale è buona; ha considerevole vigore e forza  di carattere e d’animo, risolutezza e perseveranza. Non si fa influenzare dagli altri, ma è disponibile a cambiare idea; non sarà indotto dalla forza, ma può essere persuaso. È per natura fiducioso, ma l’esperienza può avere considerevolmente corretto questa sua predisposizione a credere, a mostrare fiducia, o a dare credito. È un uomo di larghe vedute, di sentimenti liberali, di disposizione benevola. Il suo obiettivo è la verità, e per essa egli combatte, non importa con quale sacrificio. Tiene innanzitutto conto del dovere, poi del vantaggio; preferirebbe stare immediatamente da solo ma con la verità, piuttosto che andare con la moltitudine delle persone ed essere nell’errore; eppure non è dogmatico nel sostenere ciò che egli concepisce essere la verità, è invece persuasivo, conciliante e argomentativo. È un amico caloroso, un buon compagno, un eccellente consigliere.
Osserva le cose da un punto vista globale, esamina entrambi i lati di tutte le questioni di un aspetto scritturale, e decide conformemente al peso dell’evidenza. Mentre difende senza scendere a compromessi ciò che egli considera essere la verità, contrariamente a ciò che è accaduto in quest’epoca e in quelle passate, non si erge a giudice dei suoi oppositori, ma li lascia nelle mani di Dio, a cui devono render conto, e grazie al quale essi stanno in piedi o vengono fatti cadere”.